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DIOSSINA - COLDIRETTI: + 12 % IMPORT UOVA NEL 2010. OK A ETICHETTA D’ORIGINE. E LA CIA: “FARE VERIFICHE E CONTROLLI, MA SENZA ALIMENTARE EFFETTO PSICOSI CHE È COSTATO, IN QUESTI ULTIMI ANNI, ALL´AGRICOLTURA ITALIANA UN DANNO DA 5 MILIARDI DI EURO”

L’Italia è un forte importatore dalla Germania che è il principale fornitore di latte e derivati del nostro paese con quasi 41 milioni di quintali all’anno in equivalente latte (latte, latticini e formaggi), ma che esporta nella penisola anche grandi quantità di maiale (220 milioni di chili di carne e 3,7 milioni di chili di maiali vivi da macellare in Italia nei primi nove mesi del 2010) e, più marginalmente, di uova (2,7 milioni di chili tra quelle in guscio, fresche, conservate o cotte, sempre tra gennaio e settembre 2010) con un aumento del 12% sul 2009. Lo afferma la Coldiretti in riferimento all’emergenza diossina scoppiata in Germania su polli, mucche e maiali nel sottolineare che come già avviene per le uova sarà presto possibile conoscere l’origine di tutti i prodotti grazie all’approvazione definitiva del disegno di legge sull’etichettatura annunciato per il 12 gennaio dal Ministro per le Politiche Agricole Giancarlo Galan alla Camera dopo il consenso raccolto da tutti i gruppi parlamentari al Senato.

Attualmente in Italia - spiega la Coldiretti - l’obbligo di indicare la provenienza è in vigore per carne bovina (dopo l’emergenza mucca pazza), pollo (dopo l’emergenza aviaria), ortofrutta fresca, uova, miele, latte fresco, passata di pomodoro, extravergine di oliva, ma ancora molto resta da fare e l’etichetta è anonima per circa la metà della spesa dalla pasta ai succhi di frutta, dal latte a lunga conservazione ai formaggi, dalla carne di maiale ai salumi. L’importante e tempestiva azione messa in atto dal Ministero della Salute grazie alla presenza in Italia del sistema di controlli più capillare in Europa deve essere accompagnata - sostiene la Coldiretti - da interventi strutturali come l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta che ne consenta di aumentare l’efficacia a garanzia dei produttori italiani e dei consumatori. Occorre intervenire per non rincorrere le emergenze in un Paese come l’Italia che è forte importatore e dove - precisa la Coldiretti - due fette di prosciutto su tre vendute come italiane che sono provenienti da maiali allevati all’estero, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere.

Ma chi acquista - denuncia la Coldiretti - non può saperlo perché non è sempre obbligatorio indicarlo in etichetta. Con l’approvazione del provvedimento sull’obbligo di etichettatura da parte del parlamento l’Italia - conclude la Coldiretti - ha l’opportunità di svolgere una azione di leadership in Europa nella tutela della qualità e della sicurezza dei consumatori.

Ed anche la Cia- Confederazione Italiana Agricoltori ribadisce che “i nostri prodotti sono sicuri e di qualità. L’indicazione d’origine in etichetta è un’effettiva garanzia. E’ auspicabile che il Parlamento approvi entro breve la legge sull’etichettatura per tutti gli alimenti”. Ed aggiunge: “sulla questione diossina occorre fare giuste verifiche e controlli, ma senza alimentare l´effetto psicosi che negli ultimi anni è già costato all´agricoltura italiana un danno da oltre 5 miliardi di euro”. Insomma, è giusto mettere in campo tutte le forze per i controlli e le verifiche sulla eventuale presenza di diossina negli alimenti. Tutte le tutele per i consumatori sono imprescindibili, ma il caso dei prodotti tedeschi, soprattutto uova, contaminati da diossina non deve minare la sopravvivenza economica di chi produce qualità in Italia, la nostra agricoltura e l’intero sistema agroalimentare. Tra allarmi Bse, aviaria, diossina e “mozzarella blu” il mondo agricolo italiano ha già contato perdite per oltre 5 miliardi di euro . Ad affermarlo è la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori che ricorda come tutti gli allevamenti nel nostro Paese mantengono un alto standard qualitativo e che le importazioni dalla Germania sono poche e ben tracciate. Questa nuova vicenda, spinta da inutili e dannosi allarmismi, rischia -prosegue la Cia- di causare disorientamento tra i consumatori. Un effetto psicosi, che appare oggi oggettivamente infondato, provocherebbe un danno incalcolabile per il settore primario che già vive una congiuntura particolarmente negativa.

In Italia non c´è alcun pericolo, mentre i nostri allevamenti - ribadisce la Cia - sono sicuri e sottoposti a rigidissimi controlli e le produzioni dei produttori italiani sono di qualità e seguono un disciplinare molto rigoroso. Non solo. L’indicazioni d’origine, che è d’obbligo per carne, uova, pollame, olio d’oliva, latte fresco, miele e ortofrutta, è una garanzia molto importante e permette di fare celte oculate.

Oltretutto - avverte la Cia - i mangimi che utilizzano gli allevatori nazionali sono selezionati e sono verificati quotidianamente da parte delle stesse autorità competenti. I nostri animali vengono, insomma, analizzati dettagliatamente fin dal primo giorno di nascita e per l´intero periodo di allevamento. Per le nostre produzioni, dunque, non deve esserci alcun timore.
Anche quest’ultima vicenda - conclude la Cia - pone l’esigenza dell´estensione dell´indicazione d´origine in etichetta per tutte le produzioni. E questo è uno strumento fondamentale che garantisce sia i consumatori che gli stessi produttori agricoli. Quindi, è auspicabile che il Parlamento nei prossimi giorni possa varare definitivamente la legge sull’etichettatura con l’obbligo dell’indicazione d’origine.

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