Un tempo indispensabile, quando non c’erano le tante bevande alternative di oggi e a decidere come berlo, in simbiosi con l’acqua, caldo o freddo, con erbe e spezie, era il consumatore, a prodotto finito che il produttore ci consegna, quasi fosse un’“opera d’arte”, che rispettiamo di più e per questo beviamo di meno. Ecco il vino sulla tavola di oggi e di domani, secondo la lettura del professor Massimo Montanari, tra i massimi esperti di storia dell’alimentazione, che, a www.winenews.tv, spiega: “pensare al vino nella società che ci aspetta non difficile: avrà un ruolo più ristretto rispetto al passato, perché non è più la bevanda universale, ma una fra le tante che oggi sono disponibili, e sarà quindi bevuta con maggiore discrezione e attenzione”. E allora come si fruisce se di opera d’arte si tratta? “Non condivido la diffidenza nei confronti di questo prodotto - spiega Montanari - credo invece che bisogna imparare ad usarlo, cioè ad assumerlo con saggezza e governarlo. D’altra parte era questo l’insegnamento degli antichi greci: saper governare il proprio corpo in rapporto al consumo di bevande inebrianti. Ma non avevamo problemi di auto o tasso alcolico …”.
“Rispetto al tema della salute, quella del vino è una storia curiosa - secondo Montanari - perché noi oggi viviamo in un mondo dove le diffidenze maggiori nei confronti del vino sono legate agli eccessi di alcol e quindi alle possibili conseguenze negative di consumare questo prodotto, che invece nel corso di tutta la nostra storia, e in particolare dell’area propriamente mediterranea che si riconosceva nel vino - oggi questo vale solo al Nord del Mediterraneo e non più al Sud, per motivi di carattere culturale e religioso, che attribuiva a questa bevanda dei valori molto forti non solo dal punto di vista alimentare, del piacere, della socializzazione, ma anche dal punto di vista salutistico: il vino era la bevanda igienica per eccellenza e tutta una tradizione medica molto antica guardava al vino come una sorta di panacea che aiuta la digestione e che fa bene alla salute. Ma è chiaro che è una questione di quantità e non so se avessero ragione i medici antichi a ritenere che il vino fa bene a tutto”.
Ma, nel futuro, secondo Montanari, il vino non diventerà una bevanda di nicchia, continuando invece ad avere un ruolo importante, ma non più totalizzante come nella nostra storia, quando non c’erano bevande alternative, soft drink, superalcolici e anche l’acqua, inquinata o non potabile, aveva i suoi problemi, e per questo il vino era indispensabile. “Oggi si va verso un vino che è più un prodotto di qualità e non tanto di quantità - spiega - un prodotto finito, una specie di “opera d’arte” che il produttore ci consegna, mentre un tempo era il consumatore che decideva come berlo. C’era un tasso di manipolazione molto forte del vino da parte dei consumatori antichi, mentre oggi lo prendiamo come tale, lo rispettiamo di più e ne beviamo di meno. E questo non è un male per i nostri comportamenti alimentari e la nostra cultura. Certo, non fa felici i produttori di vino”.
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