Popolo di degustatori, dividetevi. Quello del sommelier che agita il vino ficcandoci dentro il naso non sarà più l’unico esperto del bere (bene) su piazza. La rivoluzione della birra è partita. Gli chef la usano per cucinare, i ristoranti stellati aggiungono la carta di bionde e rosse al fianco di quella dei vini. Arrivano poi i corsi per ottenere il diploma. Negli spazi del centro Vigorelli, l’“Università della Birra” ha organizzato la “laurea in cervoisier”, l’equivalente birraiolo del sommelier da vino (info: www.universitadellabirra.com).
“E’ una figura professionale che esiste da soli due anni” racconta Franco Re, rettore dell’“Università della Birra” di Azzate e docente al corso. Undici lezioni prima dell’esame per passare ai gradini successivi. Con la formula ormai canonica del 3+2 si può arrivare alla qualifica di “maitre cervoisier”. “Il vino - continua Re - ha il retrogusto tanto che degustandolo si sputa, la birra è retro olfattiva e quindi si beve. Insegniamo i 50 aggettivi del suo lessico e parliamo di abbinamenti, che nel vino per l’80% avvengono per contrasto, con la birra quasi sempre per affinità. Ecco allora la biere blanche accostata ai crostacei, o la Guinness al cioccolato. Si impara a bere meglio? Non solo - conclude Re - Un gatto ha 40.000 sensazioni olfattive, un maiale 120.000, l’ uomo medio 3.000. Degustare birra aiuta a salvare le capacità olfattive che le ricerche scientifiche certificano che stiamo perdendo”.
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