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IDENTITA’ GOLOSE CHIUDE CON I “CAVALIERI DELLA CUCINA ITALIANA”: DA NIKO ROMITO A CARLO CRACCO, DA GENNARO ESPOSITO A MASSIMILIANO ALAJMO, SI SONO CELEBRATI I 150 ANNI DELL’UNITA’ D’ITALIA, CON 15 DIVERSE INTERPRETAZIONI DELLO SPAGHETTO

Da Niko Romito a Carlo Cracco, da Gennaro Esposito a Massimiliano Alajmo, da Davide Scabin a Giovanni Santini, da Chicco Cerea a Giancarlo Perbellini, fino ad Andrea Berton e Moreno Cedroni, cui si aggiungono stretti collaboratori di Herbert Niederkofler, Heinz Beck, Mauro Uliassi, Massimo Bottura, Ciccio Sultano e Paolo Lopriore: ecco i “Cavalieri della cucina italiana” che hanno celebrato ieri ad “Identità Golose”, congresso internazionale di cucina, i 150 anni dell’unità d’Italia, con 15 diverse interpretazioni dello spaghetto (presenti anche Corrado Assenza, perché la pasticceria è parte fondamentale della cucina di un ristorante, e Aimo Moroni, riconosciuto da tutti come “il re dello spaghetto”, con la sua preparazione più famosa, a base di cipollotto e peperoncino)

Il gotha della ristorazione italiana trova nello spaghetto il fil rouge che unisce approcci diversissimi alla cucina, il totem di devozione della cultura italiana. Come supporto un ceppo di noce che unisce idealmente tutte le loro creazioni, in mezzo la fantasia al potere e la riflessione culinaria sui simboli nazionali. Si parte dagli “spaghetti alla Cavour” di Davide Scabin, con cipolla, peperone e tartufo, mentre Gennaro Esposito li cucina con patelle e “spugnilli” (pomodorini appesi). Massimiliano Alajmo li prepara con briciole di polenta sottovuoto e parmigiano a crudo con acqua, Moreno Cedroni li mangia in porchetta con raguse di mare, e Giancarlo Perbellini li preferisce aglio e olio, raperonzoli e insalata di schie. Andrea Berton li battezza “Milano” con olio, brodo e zafferano, Antonino Cannavacciuolo coinvolge anche Eugenio Pol usando la salsa di pane di Fobello e pomodoro, patriottici quelli di Chicco Cerea, che li spadella con broccoli, scampi semicrudi e pachino candito, a segno del tricolore. Giovanni Santini prepara gli spaghetti menta, sfoglie di anguilla croccante e cipollotto, in omaggio al più famoso spaghetto al cipollotto e peperoncino di Aimo Moroni, Niko Romito con baccalà, olio a crudo e timo, e Norbert Niederkofler con polpe di animelle e “puccia ladina” (tipico pane dell’Alta Badia). Ciccio Sultano li pensa come “Il mio primo cammino da siciliano-italiano” con bottarga, lime, scorza di limone ed acqua, Massimo Bottura li lavora con battuto di quinto quarto di bianca modenese e midollo sottovuoto, ed infine Mauro Uliassi, che li cucina affumicati con vongole e pomodorini arrostititi e Heinz Beck, che si ispira alla tradizione romana uscendo con cacio e pepe con gamberi al lime. A chiudere la kermesse è Carlo Cracco - che a Milano è di casa - che ha raggiunto il palco chiamato dai suoi colleghi per condire simbolicamente l’ultimo spaghetto a nome di tutti gli altri (con raperenzoli e acciughe).

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