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“MILLEPROROGHE”, DURE LE REAZIONI DELLE ASSOCIAZIONI AGRICOLE. CONFAGRICOLTURA: “SI NEGA POSSIBILITA’ DI RILANCIO AGRICOLTURA”. COPAGRI: “DISINTERESSE DELLE POLITICA PER AGRICOLTURA”. CIA: “AGRICOLTURA MORTIFICATA DALLA POLITICA”

In Gazzetta ufficiale è stato pubblicato come decreto legge n. 225 del 29/12/2010, recante “Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie”. Meglio conosciuto come “milleproroghe”, il ben noto decreto che, ogni anno, ha una funzione ben precisa, mettere una pezza alle “sviste” della manovra finanziaria. Solo che tra case fantasma, antincendio e rete energetica, un intero settore, che pure ha subito come gli altri gli effetti della crisi, è rimasto escluso dall’attenzione della politica, il mondo agricolo. Che ha reagito, con delusione e con durezza.

Confagricoltura punta i riflettori su quei provvedimenti per i quali si è battuta nelle piazze e nelle sedi istituzionali, snobbati dal “milleproproghe”, da quelli dedicati al comparto bieticolo-saccarifero al bonus gasolio per le serre e le associazioni degli allevatori. Un’esclusione definita “estremamente grave, si dovrà porvi rimedio se non si vuole dichiaratamente cancellare dal panorama dell’economia italiana un settore già duramente provato dalla crisi ed escluso dalla concessione di incentivi fiscali, come quelli attribuiti all’industria e al commercio”. C’è delusione specie perché il settore, come ricorda l’organizzazione degli imprenditori “si è dimostrata in grado di contribuire al raffreddamento dell’inflazione ed a frenare l’emorragia dell’occupazione, nonostante il salatissimo prezzo in termini di reddito che le imprese hanno dovuto pagare ed ora si trova di fronte ad una ennesima porta chiusa, che la esclude anche dalle minime possibilità di rilancio, in termini di produttività e competitività”. Dura, poi, la considerazione finale di Confagricoltura, che rileva come, nonostante gli sforzi del ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per un riequilibrio delle risorse in favore della filiera agroindustriale, “la situazione oggi si ripresenta in tutto il suo potenziale devastante per l’agricoltura italiana, mentre, contemporaneamente si riparla di prorogare le sanzioni per lo sforamento delle quote latte a favore di pochi allevatori, ripetutamente recidivi nella loro irregolarità”.

Tutt’altro che conciliante è stata la reazione di Franco Verrascina, presidente Copagri, dopo l’esclusione degli emendamenti “agricoli” dal “milleproroghe”. “Il no agli emendamenti sul bonus gasolio da serre e sul bieticolo saccarifero, dopo che ieri sulle stesse materie era pervenuto un nulla osta, configura una politica schizofrenica che è figlia del totale disinteresse politico istituzionale per l'agricoltura. Confidiamo vivamente in un ulteriore, positivo e definitivo ripensamento - conclude Verrascina -, ma certo è che il segnale di stamani è nuovamente negativo e non può che acuire la sfiducia e lo scoramento dei produttori agricoli italiani”.

Della sera precedente le reazioni della Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, che parla di un’agricoltura mortificata dalla politica e sposta l’attenzione sul senso di esasperazione di un settore in difficoltà. “Migliaia di imprese sono a serio rischio chiusura. Il ministro Giancarlo Galan deve intervenire immediatamente e fare in modo che anche per gli agricoltori arrivino concrete risposte”, afferma il presidente dell’organizzazione Giuseppe Politi, che poi chiama a raccolta il mondo agricolo: “Se ancora una volta i problemi del settore verranno completamente ignorati scenderemo in piazza. Faremo sentire la voce della protesta in modo fermo e determinato. Siamo stanchi delle prese in giro, delle promesse mai mantenute, degli interventi che prima ci sono e poi scompaiono senza alcun perché. Il governo non si può sottrarre alle sue responsabilità”.

Dal mondo politico, almeno per ora, solo un assordante silenzio, in attesa di rettifiche e prese di coscienza, perché quello agricolo è un pilastro troppo importante dell’economia italiana per lasciare che si sgretoli sotto i colpi della crisi, dell’incertezza e, persino, del disinteresse della politica.

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