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LE VECCHIE GABBIE HANNO ORMAI I GIORNI CONTATI. COMMISSIONE UE PRONTA A GARANTIRE IL RISPETTO DELLA DIRETTIVA CHE STABILISCE NORME MINIME PER LA PROTEZIONE DELLE GALLINE OVAIOLE. NORMA ATTUATA SOLO DA 5 PAESI IN TUTTA EUROPA. GALAN: “ITALIA INDIETRO”

Gli Stati membri dovranno mantenere il loro impegno ed entro il primo gennaio 2012 dovranno adottare una direttiva vecchia di 13 anni che stabilisce norme minime per la protezione delle galline ovaiole. In base alle norme Ue, le vecchie gabbie hanno ormai i giorni contati e per il loro benessere le galline da uova dovranno essere tenute in gabbie decisamente più spaziose.

La questione, che si trascina dal 1999, data in cui la direttiva fu approvata, è tornata sul tavolo dei ministri Ue dell’agricoltura. Se si esclude la Svezia che ha fatto da apripista ed altri quattro paesi, tutti gli altri Stati devono ancora adeguarsi alle norme e c’è già chi come la Polonia e tutto il fronte dei nuovi paesi entrati a far parte dell’Ue nel 2004 sarebbe pronto a chiedere deroghe. Contro la norma, un po’ di anni fa alzò la voce, per altri motivi, anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

“Se si continua a fare regole sulle galline, finisce che l’Europa fa la fine della gallina: e viene messa in pentola da un cuoco cinese”, aveva sentenziato contro le troppe regole. Oggi il ministro per le Politiche agricole Giancarlo Galan ha riconosciuto che sull’applicazione della norma Ue sulla dimensione della gabbie “l’Italia è indietro” e quindi “dovremo portarci avanti”, ha detto. La tabellina di marcia prevede che entro il primo aprile prossimo sia varato un piano in cui si stabiliscono le tappe per adottare la norma.

Galan si è mostrato dubbioso quanto alla riuscita di mettersi in regola integralmente nei tempi, augurandosi che magari “qualche regione non finanzi ancora gabbie di vecchio tipo”. L’argomento, di recente, è stato affrontato anche dal Parlamento europeo che ha chiesto alla Commissione un impegno concreto per garantire il rispetto dei termini della direttiva, venendo incontro alle imprese che hanno mostrato la volontà di adeguarsi. In Italia le galline ovaiole, stando alle cifre di alcuni anni fa, sarebbero 42 milioni.

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