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TARTUFO TAROCCATO? NO GRAZIE. UN’ANALISI DEL DNA CONSENTIRÀ DI CAPIRE QUALI SONO GLI ALIMENTI CHE CONTENGONO IL VERO E PREGIATO FUNGO IPOGEO. IL SISTEMA MESSO A PUNTO DALL’UNIVERSITÀ DI SIENA IN COLLABORAZIONE CON QUELLA DI TORINO

Molte frodi alimentari riguardano un prodotto pregiato come il tartufo. Ma adesso è arrivato il modo per scoprire quelli taroccati. Un metodo del tutto inedito per il controllo degli alimenti che contengono tartufo è stato sviluppato dal dipartimento di Scienze Ambientali “G. Sarfatti” dell’Università di Siena, in collaborazione con il dipartimento di Biologia vegetale dell'Università di Torino. L’innovativo sistema, che consiste in una analisi del Dna, è in corso di pubblicazione e di brevettazione e può essere applicato con facilità, economicità e successo sia sul prodotto fresco sia trasformato. La presentazione del rivoluzionario metodo analitico, nei prossimi giorni, nella Mostra mercato del tartufo marzuolo delle Crete senesi, a San Giovanni d’Asso.

La Toscana è una delle poche regioni naturalmente vocate alla produzione del tartufo che può essere consumato fresco o anche impiegato nella preparazione di una vasta gamma di prodotti alimentari diversamente processati, quali salse, farine, tartufi in salamoia, salami al tartufo, paté, formaggi, che lo contengono in differenti quantità, che dovrebbero essere opportunamente riportate in etichetta. Nella preparazione di questi prodotti purtroppo si verificano molto spesso numerosi casi di frodi alimentari che consistono nella sostituzione di tartufi ammessi alla commercializzazione e al consumo con altre specie di scarso valore organolettico ed economico provenienti dall’estero.

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