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PARMALAT - IL MINISTRO ROMANI: “MI AUGURO RESTI ITALIANA (FERRERO)”. MA TAJANI (UN) DICE CHE “LE NORME NAZIONALI SIANO COMPATIBILI CON UE”. GALAN: “IN PARMALAT, IL DESTINO DEL SISTEMA AGROALIMENTARE ITALIANO”. QUANTO VALE L'AGRO-ALIMENTARE ...

“Mi auguro che su Parmalat ci sia uno sforzo da parte delle aziende e delle banche italiane perchè resti italiana”. Lo ha affermato il Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, nel Forum di Cernobbio sulla vicenda Parmalat, il gruppo di Collecchio sotto attacco dei francesi di Lactalis. Romani si è poi rivolto ai fondi esteri dicendo: “mi auguro che siano sensibili all’offerta di una cordata italiana, che sarebbe partecipata dal colosso della Nutella Ferrero. Sull’incontro che ha avuto ieri con l’amministratore delegato uscente, Enrico Bondi, secondo Romani “mi è sembrato disponibile”.
Ma non proprio come il Ministro Romani, la pensa il Commissario Europeo all’Industria Antonio Tajani, che sulla vicenda Parmalat, senza entrare nel merito rispetto alle intenzioni del Governo italiano, spiega: “sulle imprese ritenute strategiche gli Stati possono fare norme che devono però essere compatibili con le norme comunitarie sul mercato interno. Nello specifico del caso Italia-Francia non posso commentare indiscrezioni o dichiarazioni. Le norme devono essere scritte e solo allora possono essere esaminate”. Tajani, tuttavia, sottolinea che “siamo davanti ad un problema ben più ampio che riguarda l’intera Unione Europea. C’è l’esigenza di tutelare il know how a livello comunitario. Con il commissario Barnier, abbiamo inviato una lettera al presidente Barroso per aprire un dibattito”.
Secondo Tajani “si deve vigilare sugli investimenti extra europei ma non in chiave protezionista. Gli Stati Uniti hanno un’agenzia e la Cina recentemente ha approvato norme al riguardo”. Il Commissario europeo afferma che “c’è bisogno di una governance europea a tutela del know how. Non è protezionismo. Il mercato è una grande risorsa e va difesa ma ci sono settori strategici da tutelare perché significano occupazione e sviluppo. La vicenda Draka è indicativa. Una piccola azienda cinese che presenta un’offerta da grande impresa”. Tornando sulla vicenda Parmalat, Tajani osserva che “il settore agroalimentare è di grande importanza per l’Unione Europea”.
Nella parole cerca di mediare il Ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan che spiega semplicemente che “nel destino della Parmalat, c’è il destino del sistema agroalimentare italiano”. E aggiunge: “non voglio assumere posizioni protezionistiche in un mondo sempre più globalizzato ma il tessuto agricolo italiano ha bisogno di un sistema industriale cha sappia valorizzare il carattere del settore agroalimentare, ricco di qualità, rappresentativo del made in Italy. La nostra agricoltura va saldata al nostro sistema industriale. Dobbiamo evitare i rischi di eccessive delocalizzazioni, i nostri agricoltori meritano di valorizzare le loro produzioni ed in questo anche il ruolo di un’industria competitiva e moderna può contribuire. Così anche le recenti innovazioni che abbiamo fatto in materia di etichettatura rappresentano un’altra occasione per riscrivere il patto tra il mondo agricolo e il mondo industriale. Questo strumento può essere utile a fornire molte opportunità competitive ad un’agricoltura ricca di valori, tradizione e qualità. Pertanto mi associo all’impegno diffuso per una Parmalat che, se pur proiettata nel mondo, preservi il carattere italiano che l’ha salvata e rinnovata”.

Focus - Coldiretti: “l’agroalimentare, con 28 miliardi di euro, è record”
Il valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani è aumentato del 13% ed ha raggiunto il massimo di sempre a 27,7 miliardi di euro, nel 2010, frutto di esportazioni effettuate per la grande maggioranza nei Paesi dell’Unione Europea, ma anche negli Stati Uniti e nei mercati emergenti come la Cina. Emerge da un’analisi della Coldiretti.
A crescere all’estero sono - sottolinea la Coldiretti - tutti i principali settori del made in Italy ma principalmente l’ortofrutta fresca che con un aumento del 21% in valore raggiunge i 4,1 miliardi di euro e sorpassa il vino diventando la principali voce positiva della bilancia agroalimentare. Aumenta, peraltro, anche il vino che - continua la Coldiretti - raggiunge il valore record di 3,9 miliardi con una crescita del 12 per cento mentre formaggi e latticini crescono del 15% per un valore di 1,7 miliardi e l’olio del 14% a 1,1 miliardi.
Sostanzialmente stabili - precisa la Coldiretti - le esportazioni di pasta che rappresenta una voce importante del Made in Italy sulle tavole straniere con 1,8 miliardi. Tra i singoli prodotti positive - continua la Coldiretti - sono soprattutto le performance di quelli a denominazione di origine come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano che mettono a segno un aumento record del 26% sui mercati mondiali ma anche il prosciutto di Parma che ha ottenuto nel 2010 il miglior risultato di sempre con una rilevante effetto traino per l’intero settore.
L’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. All’estero - stima la Coldiretti - il falso made il Italy a tavola fattura 50 miliardi di euro e sono falsi tre prodotti alimentari di tipo italiano su quattro.
Le denominazioni Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono le più copiate nel mondo con il Parmesan diffuso in tutti i continenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia fino al Giappone, ma in vendita c’è anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sud America, ma anche Pamesello in Belgio o Parmezan in Romania.
Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso Made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili. I risultati positivi delle esportazioni alimentari non si sono ancora adeguatamente trasferiti alle imprese agricole dove - sostiene la Coldiretti - si registrano ancora in molti settori quotazioni al di sotto dei costi di produzione, a conferma delle pesanti distorsioni che permangono nel passaggio degli alimenti lungo la filiera dal campo alla tavola.

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