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LA PAC? CI RIGUARDA TUTTI. E PERCHE’ LA NUOVA POLITICA AGRICOLA COMUNE (2013) SIA INNOVATIVA E RISOLLEVI L’AGRICOLTURA EUROPEA DEVE PUNTARE SU REVISIONE DEI CONTRIBUTI, COMUNITA’ CONTADINE, GUADAGNO EQUO PER GLI AGRICOLTORI: PAROLA DI PETRINI E BOVE’

La Pac? Ogni volta che se ne parla, l’abbreviazione di Politica Agricola Comune sembra sempre un arcano. E invece è lungi dall’essere così: la sua riforma, che porterà nel 2013 alla definizione delle nuove norme europee in materia, ci riguarda tutti, perché “l’agricoltura è un bene comune e il principio che questa nuova politica deve affermare è la sovranità alimentare delle persone”. E perché la nuova Pac possa davvero diventare una vera politica innovativa e in grado di risollevare le sorti dell’agricoltura europea, i punti fondamentali su cui deve puntare sono, prima di tutto, la revisione del sistema dei contributi, il rafforzamento del sostegno alle piccole comunità contadine e una nuova politica dei prezzi che garantisca un guadagno equo per gli agricoltori. A spiegarlo a chiare lettere affinché l’arcano sia più facilmente comprensibile ai più, ci hanno pensato due personaggi che, in questo, la sanno lunga: Carlo Petrini, fondatore e presidente internazionale di Slow Food, e José Bové, attivista francese e storico leader dei Verdi, vice presidente della Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale al Parlamento Europeo, nel convegno internazionale “La Pac ci riguarda”, organizzato oggi a Milano da Slow Food, Legambiente, il Partito dei Verdi Europei e Aiab.

“Non si tratta solo di creare una nuova Pac - sottolinea Petrini - ma di modificare il sistema alle radici. La situazione ha raggiunto livelli disastrosi dal punto di vista economico, culturale e politico sia in Europa che in Italia, dove migliaia di piccole aziende continuano a chiudere nella totale indifferenza della politica. È fondamentale che la politica agricola non sia più considerata a livello settoriale, ma assuma una visione più complessa, integrando anche i temi correlati dell’ambiente e dell’alimentazione, diventando cosi una priorità condivisa a tutti i livelli della società. Deve perciò abbandonare quei principi liberisti che hanno chiaramente portato al fallimento. L’agricoltura è un bene comune - aggiunge il fondatore di Slow Food - che si riflette direttamente sulla fertilità dei suoli e sulla tutela del paesaggio. L’altro principio che questa nuova politica deve affermare è la sovranità alimentare delle persone. Ogni comunità deve avere il diritto di scegliere cosa produrre senza subire influenze esterne dettate dai mercati internazionali. Vorrei che questo appuntamento segnasse l’inizio di una grande campagna di sensibilizzazione su questi temi, che aiuti - conclude Petrini - quelle comunità che già attuano pratiche sostenibili, ma che non ricevono il giusto sostegno”.

E proprio sul principio della sovranità alimentare, aggiunge Bové, “dobbiamo far sì che il diritto alla sovranità alimentare venga riconosciuto dalle Nazioni Unite e di conseguenza inserito nei principali trattati economici. Se le comunità agricole non hanno la possibilità di prendere in mano il loro destino, allora non si riuscirà a migliorare la situazione. Si deve lottare affinché i prodotti agricoli non siano più venduti al di sotto del prezzo di produzione, ma deve essere riconosciuto e legittimato il lavoro dei contadini. Per far ciò - dice il vice presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo - la società civile deve prendere posizione accanto a loro, per influenzare la scena sociale e politica. Purtroppo troppi ministri dell’agricoltura e deputati europei sono contrari alla proposta del Commissario Ue Ciolos verso una riforma della Pac in questo senso. Serve una mobilitazione dei cittadini per incrementare la pressione su questi attori politici”.

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