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I CIBI PIÙ AMATI DAGLI ITALIANI? SUL PODIO PIZZA, PASTA E PESCE: IL SALATO SURCLASSA IL DOLCE. LO RIVELA UN SONDAGGIO IN RETE DELLA CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI. IL VINO È ALLA POSIZIONE N.12

Questa volta il vino non arriva primo al traguardo. Certo, visto il campo, si trattava di un outsider. Stiamo infatti parlando della classifica sugli alimenti preferiti dagli italiani, stilata dalla Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, che si basa su un sondaggio realizzato utilizzando i principali social network. Il vino, alla posizione n.12, è primo tra le bevande, l’unico a poter essere considerato, anche dal sentiment comune, alla stregua di un cibo. In questa speciale “Hit-Eat parade del cibo” il podio è tutto salato: pizza, pasta e pesce, il trio meraviglia a cui l’italiano medio proprio non può rinunciare, che relega i dolci alla posizione n.4, seguiti da carne rossa, la frutta e la verdura, i formaggi, l’olio extra vergine d’oliva, i salumi e la carne bianca. Primo escluso dalla top ten il miele, in tutte le sue declinazioni, davanti al vino.

Dati poco indicativi, per carità, ma che confermano una tendenza preoccupante agli occhi della Cia, il calo costante di consumi di frutta e verdura, scesi negli ultimi 20 anni del 18%, nonostante sia in costante aumento il numero di chi si dichiara vegetariano o vegano. Ma dal sondaggio emerge anche un’altra curiosità, i metodi di cottura preferiti dagli italiani: adoriamo la frittura e consideriamo molto poco il “lesso” (gusti che non trovano poi riscontro nella quotidianità, i nutrizionisti possono tirare un sospiro di sollievo), ma se la materia prima è di qualità... si può anche non cuocere, e godere così di carpacci di carne e pesce e “crudité” di verdure.

Focus - Gli italiani e la pasta fatta a mano

Addio mattarello. La magia di uova acqua e farina che pian piano di trasformano in sfoglia, poi in pasta, quindi in un golosissimo primo piatto, ha lasciato il passo ai ritmi frenetici del vivere quotidiano. Certo la pasta, nelle sue molte varianti, rimane uno dei piatti più amati dagli italiani, ma ogni anno scende vertiginosamente il numero delle persone in grado di farsela in casa. Oggi solo 2 persone su 100 - e si tratta principalmente di ultrasessantenni - e nel 2020 solo lo 0,4% della popolazione avrà dimestichezza con la realizzazione di fettuccine, gnocchi, cannelloni, ravioli, agnolotti e pizzoccheri. Lo rileva la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in un’indagine presentata alla Conferenza economica a Lecce. Se negli anni ‘60 - sottolinea l’organizzazione agricola - oltre il 40% della popolazione metteva le “mani in pasta”, tra gli anni ‘80 e il 2000 la percentuale era già scesa ad una persona ogni 30. Ora la percentuale è precipitata ulteriormente, quasi a segnare che il piacere di realizzare la pasta è rimasto prerogativa di poche nonne. Una tradizione vicina all’estinzione che solo pochi raffinati gourmet tengono in vita. Corsi ed iniziative spot per riportare gli italiani alla pasta fatta in casa ce ne sono - prosegue la Cia - ma coinvolgono, in genere, chef in erba o pochissime casalinghe intraprendenti. Nel 2010 e nei primi quattro mesi del 2011 in Italia si sono organizzati meno di cento laboratori di cucina, escludendo quelli a pagamento o scolastici. Questa disabitudine o disaffezione verso la pasta e anche il pane fatti in casa - aggiunge la Cia - allontana sempre di più i consumatori dalla consapevolezza sul cibo. Quindi, termini come “semola di grano duro”, “trafilata al bronzo” o “lievito madre” diventeranno patrimonio di sapienza per pochi. Non a caso, l’85% degli italiani nel leggere l’etichetta della pasta fa caso, subito dopo peso e prezzo, ai minuti che servono per cuocerla. Tra l’altro - conclude la Cia - se si cronometra un’abile massaia mentre prepara quattro piatti di fettuccine fatte a mano, ci si accorge che impiega lo stesso tempo necessario per uscire di casa, recarsi in negozio, comprare la pasta e tornare: 10 minuti.

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