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A TUTTA BIRRA! IL COLOSSO INGLESE SABMILLER ANNUNCIA L’ACCORDO PER L’ACQUISTO DEL GRUPPO AUSTRALIANO FOSTER’S PER 9,2 MILIARDI DI EURO, E MENTRE SULLA CULTURA DELLA “BIONDA” ESCE IN LIBRERIA L’“OXFORD COMPANION TO BEER”. ECCO COSA SUCCEDE IN ITALIA

Non Solo Vino
Birra tra finanza e consumatori in crescita

Birra protagonista della finanza mondiale, ma anche della cultura accademica. Il colosso londinese della SabMiller - che ha fra i suoi marchi Pilsner Urquell, Peroni, Grolsch e Miller - ha annunciato di aver trovato un accordo per l’acquisto del gruppo australiano Foster’s. Dopo il rifiuto dei vertici di Foster’s della precedente offerta di 3,67 Euro ad azione, SABMiller ha rilanciato con una seconda offerta di 3,82 euro ad azione, per un totale di 9 miliardi e 212 milioni di euro, che è stata accettata dal consiglio di amministrazione del gruppo australiano.
Ma sta cambiando anche l’approccio culturale alla “bionda”. Sempre più lontani i tempi in cui per le degustazioni di vino ci si vestiva in giacca e cravatta, e per quelle di birra bastava una t-shirt. La cultura della birra è maturata, sia negli Stati Uniti che nel mondo, e lo ha dimostrato anche la casa editrice ufficiale della prestigiosa Università di Oxford, che ha appena dato alle stampe un vero e proprio compendio definitivo sull’universo della birra. Opera di Garrett Oliver, il mastro birraio della “Brooklyn Brewery” che ha dedicato cinque anni al libro, lo “Oxford Companion to Beer” rappresenta una vera e propria enciclopedia su come la birra viene prodotta, consumata e categorizzata in tutto il mondo.
“La scena è esplosa, non solo in America ma in tutto il mondo”, sottolinea Oliver: “stiamo assistendo alla resurrezione della birra come bevanda interessante. Se si fosse andati in un alimentari dieci anni fa di certo non si sarebbero trovati tutti i tipi di birra che ora sono comuni. E adesso questo tipo di bevanda, questo lusso abbordabile, si può trovare dovunque e in moltissimi stili, alcuni dei quali davvero oscuri”.

Focus - La birra italiana? Conquista i pub inglesi: parola di Coldiretti ...
La birra italiana conquista i pub inglesi con un aumento record del 15% nelle quantità esportate in Gran Bretagna dove è diretta oltre la metà della produzione made in Italy spedita all’estero. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulle esportazioni di birra italiana nel primo semestre del 2011, in occasione dell’acquisto da parte del colosso britannico della birra SABMiller della “rivale” australiana Foster. La crescita delle esportazioni di birra made in Italy evidenzia una sorprendente performance in Paesi fortemente nazionalisti nei consumi e tradizionalmente attenti alla qualità della bevanda.
E il successo della birra italiana, sottolinea la Coldiretti, è evidente anche oltreoceano con un aumento del 13% delle esportazioni negli Stati Uniti che sono il più grande consumatore mondiale. Si tratta, sostiene la Coldiretti, degli effetti di un processo di qualificazione nella produzione avvenuto negli ultimi anni. Da segnalare a questo proposito è soprattutto, continua la Coldiretti, la crescente diffusione sul territorio nazionale di produzioni locali ottenute artigianalmente che incontrano i gusti di una fascia consistente di giovani consumatori e aumentano nei consumi. A cogliere questa opportunità, conclude la Coldiretti, sono stati molti imprenditori agricoli. Un recente decreto ministeriale (212/2010), infatti, permette alle aziende produttrici la materia prima (l’orzo) di creare una malteria o un birrificio aziendale e di considerare la produzione di questa bevanda (e del malto) attività agricola connessa. Per la produzione di birra servono varietà specifiche di orzo che si stanno diffondendo nelle campagne insieme a numerosi “birrifici agricoli” a chilometri zero.

... Ma in Italia i consumi sono in picchiata, a -11% nell’estate peggiore da 10 anni: lo dice uno studio Ernst&Young
Consumi in picchiata per la birra in Italia: nel trimestre estivo sono stati venduti 4,5 milioni di ettolitri, registrando un calo dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2010, il peggior risultato degli ultimi 10 anni. A fotografare il settore nei vari paesi dell’Ue è uno studio Ernst&Young presentato oggi alla Camera, che conferma come il dato del trimestre estivo vada a vanificare la leggera ripresa (+1,7%) avuta nei primi 5 mesi del 2011, portando le vendite tra gennaio e agosto 2011 a 0,62%. Tutto questo dopo che nel 2010 la produzione di birra, pari a 12.814.000 ettolitri, aveva messo a segno +0,3% rispetto al 2009, con un consumo pro capite aumentato del 2,1% pari a 28,6 litri.
“Il calo estivo è sì preoccupante - spiega il presidente di AssoBirra, Alberto Frausin - ma è una conseguenza della crisi che sta attraversando l’economia italiana; il settore continua ad essere un’eccellenza del made in Italy, con aziende che investono per rinnovare gli impianti e renderli sempre più ecosostenibili”. Quanto all’export, nei primi 6 mesi si è verificata una battuta di arresto del 4,35%, dopo una crescita del 161% negli ultimi 5 anni. Il settore italiano, secondo lo studio, vale 2,55 miliardi di euro, dando lavoro diretto a 4.000 persone, tante quante in Austria (3.860) o Danimarca (3.880) che, con l’indotto diventano 140.000 unità.

Focus - Assobirra: con l’aumento dell’Iva, dalla birra arriveranno 60-70 milioni di nuovo gettito per lo Stato, che non aiuterà i consumi ma non sarà nemmeno determinante per il trend
L’aumento dell’aliquota dell’Iva sulla birra frutterà allo Stato 60-70 milioni di euro in più rispetto all’attuale gettito di 1,58 miliardi di euro. Lo ha detto all’Ansa il presidente di AssoBirra, Alberto Frausin, a margine della presentazione della ricerca Ernst& Young. “Questa misura non aiuterà certo i consumi, soprattutto quelli fuori casa - ha commentato il presidente - ma non penso che possa impattare in modo fondamentale sul trend del settore”. Quanto alla chiusura di bilancio per l’anno in corso, il presidente prevede un calo di fatturato del 2-3% rispetto 2,55 miliardi raggiunti dal settore lo scorso anno; una contrazione dovuta alla crisi generalizzata dei consumi, non quindi imputabile in maniera diretta alla nuova Iva e all’aumento del 4-5% del costo delle materie prime rispetto al 2010. In termini di entrate, secondo Assobirra, allo Stato vanno complessivamente poco più di 4 miliardi di euro annui, che derivano dalla produzione e commercializzazione, tra Iva realizzata principalmente dall’ambito ristorazione e ricettività e accise pari a 443 milioni di euro, mentre le imposte sulla produzione e la vendita raggiungono circa 2 miliardi di euro.

Focus - Dalla parte degli amanti della “bionda”, consumatori moderati attenti alla qualità, ma inferiori del 40% sulla media europea
Gli italiani continuano ad essere i bevitori di birra più moderati d’Europa, con 28,6 litri a testa, ma con alta propensione alla qualità. Emerge dal rapporto annuale di Assobirra, presentato oggi alla Camera, secondo cui il valore dei consumi in Italia sono meno del 40% della media europea e dalle 3 alle 4 volte inferiore a quello di Paesi come Repubblica Ceca (134 litri pro capite), Germania (107,4) e Austria (106). Quanto alla qualità, però quasi il 43% delle birre acquistate dai connazionali appartiene ai segmenti Specialità (10,16%) e Premium (32,66%), mentre oltre il 49% è costituito dal Main Stream e il resto si divide tra economy, private label e analcoliche.
La birra è la bevanda alcolica preferita dalle generazioni dei 30-40enni, con un bacino di estimatori di 36 milioni pari al 72,4% del totale della popolazione maggiorenne; numeri paragonabili a quelli del vino (bevuto dal 79,5%), tanto più che 9 italiani su 10 dichiarano di bere la birra esclusivamente a pasto. Una qualità riconosciuta anche all’estero: del totale di birra made in Italy oltre 1 milione di ettolitri, più della metà, nel 2010 è stata venduta nel Regno Unito e quasi tre quarti (73,9%) nei Paesi dell’Unione Europea. Tra quelli extra-europei, conclude il rapporto, 1 boccale di birra italiana su 10 finisce negli Stati Uniti (176 mila ettolitri pari al 9,4% del totale), mentre tra i mercati più appetibili emerge anche il Sudafrica (67.257 ettolitri, pari al 3,6%).

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