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IL VINO ITALIANO CRESCE IN RUSSIA: +24% NEI PRIMI 6 MESI 2011, PER 54 MILIONI DI EURO. E LE CANTINE ITALIANE SI PREPARANO AL “VINITALY TOUR” A MOSCA, IL 12-13 OTTOBRE. PER PARLARE DI MERCATO E D’IMPASSE DELLE LICENCE, CHE RISCHIA DI BLOCCARE IL TREND

Italia
Le cantine italiane in Russia con Vinitaly Tour

Con 54 milioni di euro di vino importato nei primi 6 mesi del 2011 (sui 44 del 2010), la Russia si conferma uno dei mercati più interessanti del presente e del futuro del vino italiano. Mercato in cui il 68% di vino che si consuma è importato, e che promette benissimo per l’enologia tricolore, soprattutto per le bollicine, con il made in Italy che rappresenta il 60% di tutti gli “sparkling wine” stranieri. Ma che presenta anche molte difficoltà. Prima tra tutte, il complesso stato del rinnovo delle licenze degli importatori di vino italiano nel Paese da parte delle autorità russe, che mette a rischio l’approvvigionamento per i consumatori, e lo sbocco commerciale per i produttori, in un mercato che di vino ne chiede sempre di più e che, nel 2010, ha consumato più di 1 miliardo di litri. E proprio il focus “Stato dell’arte della distribuzione di vino in Russia: dialogo con importatori, distributori e stakeholders” aprirà il Vinitaly Russia 2011, a Mosca il 12 e 13 ottobre, prima tappa del Vinitaly Tour 2011 (www.vinitalytour.com) di Verona Fiere e Vinitaly (www.vinitaly.it), che porterà sotto al Cremlino oltre 100 tra le migliori cantine italian, non solo per rafforzare e trovare partnership commerciali, ma anche per capire quali sono i canali per promuovere meglio il vino italiano, e per fare formazione alle aziende sulle caratteristiche di un mercato che va capito e presidiato, in un momento comunque complesso, e che vede Verona Fiere e Vinitaly intensificare i propri sforzi al servizio delle imprese del vino italiano sui mercati internazionali.
Ma una volta che il vino è arrivato in Russia, va poi piazzato sul mercato e qui, accanto alla distribuzione, entra in campo la promozione, a cui è dedicato la seconda sessione formativa, il 13 ottobre: “I migliori strumenti per promuovere il vino italiano sul mercato russo: media specializzati, Horeca, wine bloggers”, per capire dalla viva voce dei protagonisti quali sono le strade migliori per fa crescere la diffusione, l’immagine e il valore riconosciuto del vino italiano a Mosca e dintorni, considerato anche il fatto che l’80% del vino importato venduto in Russia passa per gli scaffali della gdo, e che, ad esempio, tra i motivi di scelta di una bottiglia su un’altra, il gusto pesa per il 95%, un brand già conosciuto per l’86%, il rapporto qualità prezzo per l’80%, e il Paese d’origine per il 78% (dati TsIFRRA, l’agenzia russa di ricerca per i mercati di bevande alcoliche). Nel programma anche tante degustazioni, come “Isola del Vino” dedicata ai vini di Sicilia, e incontri b2b.
Un appuntamento, anche per confermare un trend di crescita sul mercato russo ormai strutturale nonostante la crisi: i valori all’export dell’Italia, nel 2010, sono cresciuti del 60% sul 2009, arrivando a 104 milioni di euro, tendenza confermata dalla prima metà del 2011. Con 30 milioni di potenziali clienti “premium” e un consumo medio pro capite di 7 litri l’anno, è un mercato di importanza strategica per i produttori italiani. E dove, però, l’impasse sul rinnovo delle licenze, se non risolta presto e bene (è sceso in campo anche il Ministero dell’Agricoltura), per molte aziende italiane, potrebbe significare l’azzeramento del lavoro di anni, se i rispettivi partners non ottenessero il via libera a far arrivare nuovi ordini nel Paese. Senza contare che si creerebbe una sorta di “oligopolio” delle importazioni, un collo di bottiglia in mano ai pochi player che hanno le licenze già rinnovate. Cosa che, probabilmente, ridurrebbe anche il potere di contrattazione delle imprese italiane con i grandi importatori, incidendo sul valore riconosciuto alle cantine. Una vicenda che i produttori e Vinitaly osservano con grande attenzione.

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