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“WINE SPECTATOR” CHIAMA ITALIA CON VINITALY: IL 24 MARZO È DI SCENA IL “VERONA GRAND TASTING”, PRIMA DEGUSTAZIONE ORGANIZZATA NEL BELPAESE DALLA INFLUENTE RIVISTA USA, CON VERONAFIERE. E DA VINITALY TOUR USA IL SENTIMENT POSITIVO DEI PRODUTTORI

Italia
Ecco Opera Wine, il grand tasting di Verona, la prima degustazione organizzata in Italia direttamente da Wine Spectator, di scena il 24 marzo come prologo di Vinitaly 2012

È ufficiale: mancano 151 giorni e poche ore, come si legge su www.operawine.it, al “Verona Grand Tasting”, la prima degustazione organizzata in Italia direttamente da Wine Spectator, la rivista più influente nel mondo del vino, insieme a Vinitaly e VeronaFiere, che il 24 marzo, con 100 tra i più importanti produttori italiani, farà da prologo proprio a Vinitaly (25-28 marzo, www.vinitaly.com), la kermesse più importante del vino mondiale. Evento che testimonia, ancora una volta, l’attenzione e la passione degli Usa per il vino italiano, come raccontano i dati di mercato, e come hanno toccato con mano i produttori anche nella tappa americana di Vinitaly Tour (www.vinitalytour.com).
“C’è un’attenzione costante per il nostro vino, e il supporto di Vinitaly, con Vinitaly Tour, è importante per le cantine italiane più e meno strutturate. E anche la formula che unisce momenti di business e di contatto con il pubblico a momenti di formazione con seminari di approfondimento è importante anche per capire certi meccanismi del mercato e della comunicazione, attraverso i quali raggiungere un consumatore con un adeguata capacità di spesa”, spiega Daniela Mastroberardino della cantina irpina Terredora.
Un supporto importante tanto più in un momento in cui c’è un “vuoto istituzionale”, lasciato dalla cancellazione di Buonitalia e Ice, in cui “siamo allo sbando, sostenuti solo dall’iniziativa d’impresa privata che da un appoggio delle istituzioni - spiega Enrico Drei Donà, alla guida di Tenuta La Palazza (Forlì) - “e per proporre il nostro prodotto sulla fascia alta bisogna guardare mercato internazionale, e proprio per noi piccoli più che per altri, è fondamentale dare sistema e collaborare con altre aziende per arrivarci, noi facciamo già il 60% di export, e la crescita che vediamo è solo all’estero, è fondamentale lavorare in gruppo perché da soli non avremmo capacità forza di gestire certe iniziative e situazioni. Vinitaly sta lavorando bene, ma si la sente mancanza di una “cabina di regia” istituzionale: solo ad ottobre a New York ci sono stati altri 60 eventi piccoli, sparsi e frammentati, grazie anche a fondi Ocm. Ma dobbiamo chiederci se non era meglio fare un unico evento sotto un unico ombrello e avere maggiore impatto e maggiore visibilità. Vinitaly sta facendo un ottimo lavoro, può essere un grande partner ma da solo non basta, serve una figura istituzionale e politica”.
Anche perché avere un partner strutturato e forte è importanti anche in mercati ormai maturi come gli Usa dove, tuttavia, non mancano le difficoltà, come “il collo di bottiglia rappresentato dalla concentrazione dei grandi distributori, attraverso cui dobbiamo passare per forza per arrivare alle migliaia di retailer che potrebbero essere potenziale target”, aggiunge, Federico Zanuso export manager della trentina Ferrari.

Focus - Il mercato americano … visto da Francesco Zonin
“Gli Stati Uniti rimangono punto di riferimento del mercato vinicolo mondiale, e anche se il momento economico è difficile, dal punto di vista di operatori del mondo del vino dobbiamo essere anche un po’ più tranquilli e contenti di come vanno le cose, visto come stanno altri settori”. È un mix di realismo e ottimismo la lettura che arriva dagli Usa di Francesco Zonin, alla guida, con il padre Gianni e il fratello Michele, di casa vinicola Zonin, uno dei gruppi vinicoli più importanti d’Italia, 10 tenute di eccellenza nelle regioni a più alta vocazione vitivinicola in Italia, dal Friuli alla Lombardia, dal Piemonte al Veneto e alla Toscana, fino alla Puglia e alla Sicilia, per un totale di 1.800 ettari, e la splendida proprietà di “Barboursville Vineyards”, situata nel cuore della Virginia.
“Quello americano è un mercato che nonostante sia già molto maturo è ancora in crescita e ha grandi margini. Certo, ci sono tipologie di vino che vanno meno bene e altre che stanno andando alla grande, come il Prosecco. E anche se il cambio euro/dollaro non ci aiuta, e i prezzi si sono riposizionati negli ultimi 5 anni con qualche flessione, rimangono sempre interessanti e remunerativi per i produttori. Ecco perché bisogna guardare al futuro con un po’ più di serenità e ottimismo, e con la consapevolezza di dover lavorare tanto”.

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