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FONDI & GOVERNO: MENTRE TUTTE LE ORGANIZZAZIONI DEGLI AGRICOLTORI FIRMANO DOCUMENTO PER NON PERDERE 1,4 MILIARDI DI FINANZIAMENTI DALLA NUOVA PAC, NEL GOVERNO MONTI POTREBBE “SALTARE” IL MINISTERO AGRICOLTURA. ROMANO: “VOTO NO SE SALTA IL MINISTERO”

L’Italia, con la nuova riforma della Politica Agricola Comunitaria europea, che conta risorse per 1.040 miliardi di euro, di cui 972 miliardi di “pagamenti diretti” agli agricoltori, rischia di perdere 1,4 miliardi di finanziamenti tra il 2014 e il 2010, visto che la distribuzione dei fondi, fino ad oggi basata sulla produttività dei terreni, sarà calcolata sulla superficie. Così le organizzazioni di categoria (Confagricoltura, Coldiretti, Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, Copagri), per una volta dimenticate differenti visioni e progetti, hanno firmato un documento unitario con le loro richieste, tra cui la definizione di “agricoltore attivo”, punto dirimente, quest’ultimo, per stabilire chi ha diritto agli aiuti diretti e che, per le organizzazioni, dovrebbe essere stabilito dallo “Stato membro”, per valorizzare chi fa impresa. Perché per la rappresentanza degli agricoltori, la definizione scelta da Bruxelles è troppo allargata, dal momento che comprende chiunque dimostri di aver ricevuto sussidi per una quota superiore al 5% del proprio reddito globale (incluse dunque anche altre attività di “diversificazione”).
Il documento vorrebbe definire come “agricoltore attivo”, invece “l’imprenditore agricolo professionale, singolo o associato, nelle forme individuate dalla normativa nazionale vigente sulla base della incidenza del tempo dedicato al lavoro agricolo sul lavoro complessivo e della incidenza del reddito agricolo sul reddito totale da lavoro. E tale requisito è da applicarsi a tutti gli agricoltori beneficiari di pagamenti diretti a prescindere dall’importo erogato e con la sola eccezione degli agricoltori che accedono al regime per i piccoli agricoltori”.
Ma, intanto, in una fase così delicata per l’economia italiana, dove l’agricoltura pesa eccome, nel nuovo governo tecnico Monti, pare, potrebbe saltare completamente il Ministero dell’Agricoltura … Speriamo sia solo uno dei soliti rumors, sarebbe un controsenso per un Paese come l’Italia. Anche perché, come hanno ricordato i presidenti delle Commissioni Agricoltura di Senato e Camera, Paolo Scarpa Bonazza Buora e Paolo Russo, “l’Italia sarebbe facilmente danneggiata se non potesse contare in un ministro ma solo in un sottosegretario dipendente dal Ministro dello sviluppo economico o da qualsiasi altro Ministro. L’Italia ha la seconda agricoltura d’Europa e deve contare adeguatamente”. Parole condivise dalle stesse organizzazioni: “il mondo agricolo - dichiarano in una nota congiunta - non può fare a meno del suo Ministro, ancor più in questo momento in cui è indispensabile una voce forte e autorevole a Bruxelles, dove è in atto una riforma epocale della politica agricola comune. “La Pac - fanno presente Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri - vale per l’Italia 5,5 miliardi di euro; il Made in Italy agroalimentare, tanto apprezzato all’estero e ambasciatore del nostro Paese nel mondo, ha le sue fondamenta in un’agricoltura forte e competitiva. Indebolire il settore primario in questo momento sarebbe davvero dannoso”.
Ed anche l’ormai ex ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano ribadisce il concetto proprio da Bruxelles nella riunione con i “colleghi” europei: voterà no al governo Monti, nel caso in cui nel nuovo esecutivo non ci fosse il Ministero dell'Agricoltura. “Nel caso in cui il nuovo governo non avesse il Ministero dell’Agricoltura - ha detto - troverà la mia ferma opposizione in Parlamento. Ma sono certo che non accadrà perché tutti hanno la consapevolezza che il Ministero svolge un ruolo importante non solo per la riforma della Pac, che è centrale, ma anche per le attività che sostengono un comparto dell’economia reale importante per il nostro Paese e che dà un segno positivo al Pil”.
“Il mondo agricolo - aggiungono le organizzazioni professionali (Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Copagri) - non può fare a meno del suo ministro, ancor più in questo momento in cui è indispensabile una voce forte e autorevole a Bruxelles, dove è in atto una riforma epocale della politica agricola comune”. “La Pac - fanno presente Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri - vale per l’Italia 5,5 miliardi di euro; il Made in Italy agroalimentare, tanto apprezzato all’estero e ambasciatore del nostro Paese nel mondo, ha le sue fondamenta in un’agricoltura forte e competitiva. Indebolire il settore primario in questo momento sarebbe davvero dannoso”.

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