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ANCHE L’ITALIA AVRÀ IL SUO DESERTO? I FENOMENI DI DEGRADAZIONE HANNO RIDOTTO LA CAPACITÀ DI RITENZIONE DELLE ACQUE E IL 21,3% DEL SUOLO ITALIANO È A RISCHIO DESERTIFICAZIONE. E L’UNIVERSITÀ “LA SAPIENZA” STILA “IL MANIFESTO PER LA DIFESA DEL SUOLO”

Anche l’Italia avrà il suo deserto? A rischio è il 21,3% del suolo italiano, cifra che sale al 41,1% nel Centro Sud, che rischia la desertificazione. Non basta: negli ultimi 40 anni i fenomeni di degradazione del suolo hanno provocato una riduzione pari al 30% della sua capacità di ritenzione delle acque. Se a ciò aggiungiamo che in dieci anni si sono persi 5 milioni di ettari di terreni destinati all’agricoltura, cifra in continua progressione, si capisce come le frane, i dissesti idrogeologici, le vittime e i danni economici causati dal maltempo e dalla perdita di un patrimonio culturale e paesaggistico, siano destinati a moltiplicarsi. Per mettere in luce le criticità, ma anche avanzare proposte per una gestione corretta di tale risorsa, è stato presentato oggi, alla Rappresentanza in Italia della Commissione Ue, il “Manifesto per la difesa del suolo”, realizzato nel progetto cofinanziato dalla Commissione Ue Agri 2010-2014 dal Centro di Ricerca EuroSapienza in collaborazione con l’Università di Messina.

“L’Italia - ha spiegato Simone Vieri, economista de La Sapienza - perde molto più suolo di quanto sia in grado di produrne, un bilancio che si attesta circa a 1 su 9”. Negli ultimi 10 anni la superficie agricola si è ridotta dell’11,7%, quella utilizzata del 2,3%, le aziende, in particolare quelle di piccola dimensione, del 32,2%. Negli ultimi 50 anni le percentuali salgono a 30% per le superfici e a 63% per le aziende. E il 44,5% degli agricoltori ha più di 65 anni. Nonostante ciò il 92% del territorio italiano è considerato come rurale, il 39,5% ha zone svantaggiate, il 76,8% è fatto di aree collinari (41,6%) e montane (35,2%). “Gli agricoltori - ha aggiunto il presidente di Copagri, Franco Verrascina - svolgono un ruolo di presidio del territorio, che se abbandonato si ammala, con le conseguenze che bene conosciamo. Non possiamo nasconderci dietro la scusa dei cambiamenti climatici, occorre invece riportare il settore al centro della politica economica del Paese, riconoscendone il valore per la collettività”.

Un valore anche economico: in 60 anni sono stati spesi 213 miliardi di euro per i danni causati dal dissesto del suolo. Solo nel 2011 la Protezione Civile ha destinato 1,19 miliardi di euro per il rimborso delle rate dei mutui accesi dalle regioni per danni idrogeologici. Attualmente sono aperti 37 stati di emergenza. “Se una piccola parte di questi soldi, anche solo il 10% - ha concluso Vieri - fosse stata destinata alla prevenzione, non avremmo assistito a tante tragedie”. Unanime la richiesta di ricercatori e rappresentanti del mondo agricolo di mettere a punto una strategia di gestione del suolo e di sostegno alle imprese agricole.

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