Il Ministro delle Politiche Agricole Catania lo ha detto chiaro: “anche l’agricoltura è chiamata a fare dei sacrifici, e le misure fiscali sugli immobili non sono trascurabili”. Insomma, non ci sono margini perché l’Imu, l’Imposta Municipale Unica di cui abbiamo già scritto, non coinvolga l’agricoltura. Una svolta epocale, perché case rurali e fabbricati strumentali alla produzione come cantine e stalle, da ora in avanti (se la manovra andrà in porto così com’è) saranno tassate. A decidere se rendere più soft (o più duro) il passaggio, possono essere i Comuni: per le abitazioni rurali l’aliquota è dello 0,4%, che può essere ridotta a 0,2%, o aumentata a 0,6% (con la possibilità di aumentare la detrazione di 200 euro fino a concorrenza di imposta dovuta). L’aliquota sui fabbricati, invece, è a 0,2%, e può essere ridotta allo 0,1%. Per i terreni, la “norma” è fissata a 0,76%, variabile da 0,46% a 1,06%, con il moltiplicatore che passa da 75 a 120. Ma se gli agricoltori si preoccupano, i sindaci dei territori rurali sperano. “A patto che la gestione delle risorse recuperate torni ai Comuni - dice Giampaolo Pioli, presidente Città del Vino - per i servizi essenziali, ma anche per politiche di qualificazione e promozione dei territori”.
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