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LA “BIO-ECONOMIA POST-PETROLIO” DELL’EUROPA PASSA PER L’AGRO-ALIMENTARE: DALL’AGRICOLTURA ALLA PESCA FINO AI RIFIUTI BIODEGRADABILI, TANTE RISORSE PER ECONOMIA E INDUSTRIA. LO DICE IL COMMISSARIO ALLA RICERCA E INNOVAZIONE MÀIRE GEOGHEGAN-QUINN

Passa dalla filiera agro-alimentare, dai campi agli avanzi di cibo, l’economia “post-petrolio” dell’Unione Europea. Almeno nelle intenzioni del Commissario alla Ricerca e Innovazione Màire Geoghegan-Quinn. Per a quale “ogni euro investito nella “bioeconomia”, ne frutterà 10 entro il 2025”. I settori interessati sono agricoltura e foreste, con biomassa e cellulosa, la pesca, con le alghe, l’alimentare con i rifiuti biodegradabili (lo smaltimento oggi costa ad ogni europeo tra i 55 e i 90 euro a tonnellata e ne produce 170 milioni di Co2), per produrre pasta di carta e carta, e far l’industria chimica, biotecnologica ed energetica. Su chi fare leva? In primo luogo le Regioni - spiega Bruxelles - che gestiscono il 65% dei fondi per centralizzare acquisti e quindi potrebbero introdurre, dove non lo fanno già, l’elemento sostenibilità nelle gare d’appalto.

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