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IMU & AGRICOLTURA, IL MINISTRO CATANIA: “IMPATTO PESANTISSIMO, HO CERCATO DI CAMBIARE LE COSE MA, FINORA, SENZA SUCCESSO”. CONFAGRICOLTURA: “IMPATTO DA 3-4 MILIARDI”. CIA-CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI: “COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA”

Imu agricola sì, Imu agricola no, Imu agricola forse. Continua il balletto di dichiarazioni, proteste e iniziative contro l’applicazione dell’Imposta Municipale Unica ai fabbricati agricoli strumentali, che tiene con il fiato sospeso migliaia di imprese agricole. Già, perché nonostante la legge dica chiaramente che anche stalle, cantine, fienili e così via, debbano essere riaccatastati e assoggettati alla tassa, c’è chi, anche nel Governo e in Parlamento dicono, più o meno convinti, che la cosa sarà rivista. Se pochi giorni fa il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Paolo Russo (Pdl), aveva detto a WineNews “o ci pensa il Consiglio dei Ministri (che non l’ha ancora fatto, ndr), o ci pensa il Parlamento, ma i fabbricati agricoli strumentali non pagheranno l’Imu”, oggi a tornare sul tema, con toni meno convinti, è il Ministro dell’Agricoltura, Mario Catania.
“L’impatto della manovra, attraverso l’Imu, sull’agricoltura è pesante - ha detto al convegno di Confagricoltura a Torino - e non voglio fare promesse ma ho la consapevolezza che il settore agricolo sia sottoposto a una pressione fiscale pesante. L’operazione sull’Imu è molto, molto, molto pesante. Ho cercato, finora con scarso successo, di cambiare il corso delle cose”.

Parole che fanno tramontare la speranza, per gli imprenditori agricoli, di non vedersi tassare i beni di produzione? Non si sa ancora, ma “bisogna far capire - ha detto Catania - la diversità che c’é tra impresa agricola e proprietà fondiaria. Ci troviamo di fronte a un problema parallelo a quello che abbiamo in sede europea: far comprendere la realtà dell’impresa agricola. C’é una lettura della realtà del settore che lo vede depositario di un margine di ricchezza superiore tale da poter sostenere, senza grandi sacrifici, una maggiore contribuzione. Ma nel comparto non c’é ricchezza nascosta, non s’annida elusione fiscale. Anzi, la redditività è fortemente calata negli ultimi anni e una “pressione tributaria crescente potrebbe intaccare settori strategici”.

Già, anche perché sarebbe un vero e proprio salasso. E anche se, ancora, non esistono stime ufficiali del Ministero dell’Agricoltura o dell’Economia su quale sarebbe l’impatto (il nostro calcolo, lo ricordiamo, si aggira intorno ai 4 miliardi di euro), è proprio il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, a “dare i numeri”: “il peso dell’Imu per le imprese agricole italiane, fra 1,3 miliardi di euro di nuove imposte e 2/3 miliardi di euro per l’accatastamento dei fabbricati rurali, è prossimo al valore della Pac per il nostro Paese. Il settore non può permettersi questo salasso. Se si è commesso un errore nel valutare l’impatto dell’Imu sull’agricoltura si rifacciano i conti: non si può, in una notte, alzare l’imposizione fiscale di 4 o 5 volte; va trovata una soluzione. Questo Governo ha basato il suo programma sull’equità, ma questo meccanismo non è equo. Bisogna ricordare che l’agricoltura è economia reale, e se l’agricoltura cresce, cresce anche l’Italia. Capiamo che il Paese è in un momento di fragilità e, responsabilmente, finora alla protesta abbiamo preferito il dialogo in tutte le sedi istituzionali, ma se non troveremo risposte adeguate da questi tavoli - ha avvertito il presidente di Confagricoltura - saremo costretti a seguire altre vie per manifestare il nostro dissenso. Non intendiamo assistere alla fine delle nostre imprese senza difenderle”.

E intanto anche la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori si mobilita, per ora per “via diplomatica”, chiedendo l’istituzione di una “Commissione parlamentare d’inchiesta per verificare sia i gravi problemi delle imprese, sia il traumatico impatto che avrà l’applicazione della nuova fiscalità sul settore. Una tassazione ingiusta e penalizzante che farà crescere a dismisura i costi per gli agricoltori, che già sono costretti a operare tra oneri sempre piu’ opprimenti. Questo pare che nessuno lo comprende, soprattutto il governo che, piu’ volte sollecitato, non ha dato una risposta. Come se non si conoscesse la realtà, spesso drammatica, in cui oggi vivono migliaia di produttori. Ecco perchè sollecitiamo che su questa materia si faccia al piu’ presto chiarezza”.

La richiesta di una Commissione d’inchiesta, ha spiegato Politi, “non e’ una semplice provocazione davanti a una totale disattenzione verso i problemi dell’agricoltura. E’ qualcosa di piu’. Vogliamo che la realtà agricola sia inquadrata nella sua giusta dimensione, che si verifichi la complessità delle questioni che stanno mettendo fuori mercato migliaia di imprese, soprattutto quelle che operano nei territori disagiati. Vogliamo che ci sia una seria presa di coscienza di quello che oggi soffre il produttore agricolo del nostro Paese”.

La Commissione parlamentare, ha rimarcato il presidente della Cia, Giuseppe Politi, “potrà fare luce soprattutto sui costi produttivi, contributivi e burocratici sostenuti dagli agricoltori. Costi che con l’applicazione dell’Imu diventeranno una miccia esplosiva per l’intero mondo agricolo. E le conseguenze sono facilmente immaginabili. Si andrà a distruggere il patrimonio di ricchezza dell’agricoltura e con esso tutto un indotto che opera a fianco dell’imprenditore agricolo”. Da non dimenticare poi, ha continuato, “i problemi che gli agricoltori hanno con il credito che le banche concedono sempre piu’ con il contagocce e i ritardi che si registrano, da parte dell’Amministrazione pubblica, nell’erogazione degli interventi a favore delle imprese agricole. Questioni che rendono assai complesso lo scenario”. E ha concluso: “D’altra parte, piu’ volte abbiamo sottolineato che tassare in maniera onerosa strumenti di lavoro come i fabbricati rurali (cascine, stalle, magazzini) e i terreni agricoli, che rappresentano il ‘bene-terrà per la produzione di alimenti, significa aggravare ulteriormente i problemi per gli agricoltori, alle prese con costi che riducono di molto l’attività imprenditoriale”.

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