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MADE IN ITALY: DAL MINISTRO PASSERA STOP AI SOLDI AD “ITALIAN SOUNDING” DICE COLDIRETTI. IL PRESIDENTE MARINI: “VIETARE PER LEGGE IL FINANZIAMENTO PUBBLICO ALLE IMITAZIONI”

Dal Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera arriva lo stop all’utilizzo di soldi italiani dopo il caso denunciato dalla Coldiretti della produzione di caciotta e pecorino rumeni da parte della Lactitalia, società partecipata dalla finanziaria del Ministero Simest, che sono venduti nel mondo e fanno concorrenza a quelli realizzati dai produttori italiani, minando la credibilità del marchio Italia. A darne notizia nella manifestazione a Roma dell’alleanza per il Made in Italy è stato il presidente della Coldiretti Sergio Marini, che ha letto ai manifestanti la lettera inviatagli dal Ministro dello Sviluppo Economico, nella quale Passera fa presente che ha emanato una specifica direttiva Simest che, sotto pena di revoca dell’agevolazione, vieta il sostegno ad iniziative che configurano il finanziamento oltre modo dannoso dell’”Italian Sounding”.
“Si tratta di un passo positivo che - rileva Marini - supera l’empasse e riconosce finalmente l’esistenza di un problema grave che era stato negato dall’ispezione governativa svolta congiuntamente dal Ministero delle Sviluppo Economico e delle politiche agricole, alimentari e forestali presso la Lactitalia, società partecipata dalla Simest, produttrice di formaggi in Romania. Nel resoconto dell’ispezione si legge infatti che - ha ricordato Marini - “tutti i prodotti della Lactitalia, con nomi generici o di fantasia, anche in lingua italiana, risultano essere prodotti non ingannevoli in quanto recano in etichetta indicazioni chiare, precise ed evidenti sul luogo di produzione degli stessi”.
Ci siamo dovuti trasformare in investigatori e andare a fare la spesa direttamente in Romania per verificare come stavano effettivamente le cose ma ci chiediamo in quali altre occasioni ci sia stata una cattiva utilizzazione delle risorse pubbliche come questa senza che nessuno se ne occupasse o intervenisse. L’impegno del Governo e del Parlamento - afferma Marini - deve andare oltre la giusta direttiva e vietare per legge il finanziamento pubblico di prodotti realizzati all’estero che imitano il vero Made in Italy. Occorre - ha concluso Marini - avere la forza di distinguere la vera internazionalizzazione da quelle forme di delocalizzazione aggravate dall’uso improprio del “marchio Italia” che danneggiano il Paese facendo perdere occupazione e svilendo il valore del Made in Italy, costruito con sacrifici da generazioni di imprenditori.

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