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ADDIO AL GRANDE MAESTRO TONINO GUERRA, ARTISTA A TUTTO TONDO, TRA I PIÙ AUTENTICI TESTIMONI DEL MONDO RURALE, DA CUI DA SEMPRE TRAEVA ISPIRAZIONE. COME PER L’“ORTO DEI FRUTTI DIMENTICATI” A PENNABILLI, PRIMO IN ITALIA DA LUI IDEATO MOLTI ANNI FA

Artista a tutto tondo, poeta e sceneggiatore di fama internazionale, la cui poetica è stata da sempre in stretta sintonia con la natura, in cui trovava ispirazione e stimolo, nei suoi versi, nelle sceneggiature, così come nelle creazioni architettoniche e nell’arte pittorica, in profonda simbiosi con il mondo contadino e con i suoi frutti, in particolare quelli della storia e della memoria: si è spento oggi il grande maestro Tonino Guerra, classe 1920, uno dei più autentici testimoni e custodi delle tradizioni del mondo rurale. Come nell’“Orto dei Frutti dimenticati”, primo in Italia, da lui ideato quasi 20 anni fa a Pennabilli, dove aveva scelto di vivere dal 1989, e dedicato alle vecchie varietà fruttifere affinché non siano dimenticate e per riuscire, come in un “piccolo miracolo”, “a sentire il passato in bocca”.

Focus - Il ritratto di Tonino Guerra
E’ una lunga storia, o come direbbe lui, una favola, quella di Tonino Guerra. Nato il 16 marzo 1920 a Santarcangelo di Romagna, nel Riminese, a 24 anni viene deportato in Germania e deve attendere la fine della guerra per tornare a casa e laurearsi in pedagogia all’Università di Urbino. Nei primi anni Cinquanta si trasferisce a Roma, dove comincia la carriera di sceneggiatore; nella capitale del cinema rimane trent’anni, per poi tornare in Romagna e quindi scegliere la marchigiana Pennabilli, nell’Alta Valmarecchia ora di nuovo terra romagnola dopo un referendum popolare, dove vive in una casa-studio arrampicata fra i giardini. “Qui - diceva - ho ritrovato la via della poesia”. E’ del ’57 la sua prima sceneggiatura, per “Un ettaro di cielo” di Casadio. Inizia così un’attività che lo vede impegnato con importanti registi, da Vittorio De Sica a Franco Indovina, da Damiano Damiani a Mario Bolognini, da Mario Monicelli a Paolo e Vittorio Taviani, da Francesco Rosi a Theo Anghelopulos, da Andrej Tarkosvkij a Michelangelo Antonioni. E naturalmente Federico Fellini.
Una carriera premiata il 7 maggio di due anni fa con uno speciale David di Donatello, conferito dall’Accademia del Cinema Italiano. E’ del ’73 l’inizio della collaborazione con il maestro riminese, con “Amarcord”, di cui disegna una favolosa Romagna da premio Oscar come migliore film straniero. Con Fellini, Guerra realizza anche “E la nave va” (1983), e “Ginger e Fred” (’85), collaborando alle sceneggiature di “Prova d’orchestra” e “Casanova”. Di pari passo è la sua ascesa nel mondo della poesia e della letteratura. Guerra comincia a comporre versi in dialetto già nel campo di prigionia, e parte di quel materiale viene utilizzato nel libro “I scarabocc”, ovvero “Gli scarabocchi”, pubblicato nel ’46 con la prefazione di Carlo Bo. Sei anni dopo è di nuovo in libreria con il racconto “La storia di Fortunato” nella collana “I gettoni” di Einaudi. Poi, una produzione copiosa che gli vale premi prestigiosi. E’ grazie a Guerra, con la raccolta “I bu” del ’72, che la poesia dialettale rompe gli schemi e i confini tradizionali e diventa una vera e propria lingua della poesia, affrancata da limiti territoriali. Le sue opere sono pubblicate da Bompiani e Rizzoli e nel 1981, con “Il miele”, inizia la collaborazione con l’editore riminese Manlio Maggioli, che ristampa anche precedenti raccolte e racconti.
Ma Tonino Guerra è anche pittore sopraffino, e attraverso sculture e allestimenti esprime la sua genialità: si dedica alla ceramica, all’architettura del paesaggio, perfino all’ideazione di spot pubblicitari di cui è anche protagonista.
Cavaliere di Gran Croce, nel 2005 riceve dalla “sua” Università di Urbino la laurea ad honorem in Lettere, che si affianca a quelle conferite dagli atenei di Mosca, San Pietroburgo (terre a cui Guerra era legato anche dagli affetti, è russa la moglie Eleonora) e Bordeaux. Sempre nel 2005 il “Resto del Carlino” lancia la proposta di nominarlo senatore a vita, idea che lo stesso ex direttore del quotidiano Giancarlo Mazzuca, nella successiva veste di parlamentare Pdl, rilancia all’inizio del 2010 assieme a un altro deputato, il leghista romagnolo Gianluca Pini. Ma già il consiglio comunale di Cesena a metà dello scorso decennio aveva assunto una deliberazione simile.
Ancora una standing ovation per Guerra il 7 maggio 2010, quando riceve a Roma - con Lina Wertmuller, Bud Spencer e Terence Hill - uno dei David Speciali di Donatello. E il 10 novembre dello stesso anno il rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi, gli consegna il Sigillum Magnum dell’Ateneo - su proposta partita da un gruppo di docenti di varie facoltà dell’Alma Mater - “in nome del suo impegno civile e della vastità della sua opera”. Poi, nel febbraio 2011, ancora un premio, direttamente da Hollywood: il Jean Renoir Award conferito dalla Writers Guild of America West, associazione degli sceneggiatori americani, perché Guerra, parola di Howard Rodman, uno dei membri, “è uno dei più grandi sceneggiatori dei nostri tempi”.

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