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L’80% DEI GIOVANI AGRICOLTORI VEDE “NERO” MA NON DEMORDE, CON TANTE LE IDEE “ANTI-CRISI”: DALL’“AGRIDANCING” ALLA FILIERA CORTA, DALL’AGRICOLTURA DI LUSSO AL BUSINESS IN ORIENTE. ECCO L’INDAGINE DEI GIOVANI DI CIA-CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI

I giovani agricoltori italiani vedono “nero” nel loro futuro. Per l’80%, l’attuale situazione di crisi che sta investendo il settore primario, sempre piu’ in emergenza, rischia di protrarsi ulteriormente e difficilmente si riuscirà a superare nel giro di breve tempo. Il 96% ritiene totalmente insufficienti per l’agricoltura i provvedimenti varati nell’ultimo anno, mentre il 35% si dichiara scoraggiato. Ecco le anticipazioni di un’indagine condotta sull’intero territorio nazionale dalla Cia - Confederazione Italiana Agricoltori e Agia - Associazione giovani imprenditori agricoli sull’indice di fiducia dei giovani imprenditori agricoli di fronte alla difficile congiuntura che sta penalizzando il comparto del nostro Paese, nella conferenza europea “Agriyou” a Roma.

Nelle prospettive generali negative, spicca però uno “zoccolo duro” di imprenditori che e’ riuscito a “dribblare” la crisi grazie all’originalità della loro attività: sono il 18% del campione e rappresentano quei giovani brillanti che vedono il futuro “più luminoso” partendo dal successo della propria proposta. Da chi produce parmigiano millesimato a chi commercializza una ricchissima linea cosmetica di derivati del miele, a chi ha costruito le strutture del proprio agriturismo utilizzando solo materiali naturali come argilla e paglia, a chi insegna a scolaresche intere come fare agricoltura sostenibile.

L’indagine conferma la complessità dei problemi che attanagliano le aziende agricole italiane. Il 76% dei giovani intervistati ha dichiarato che quest’anno ha coperto solo i costi d’impresa, ma non ha potuto operare nessun tipo di investimento. Il 91% ritiene che la terra costi troppo. L’86% ha avuto enormi difficoltà per gli adempimenti burocratici, mentre il 26% è stato costretto a modificare la propria attività produttiva: una percentuale che ha riguardato soprattutto i produttori di grano duro, che hanno preferito altri tipi di colture perchè più remunerative. Sempre secondo i risultati dell’indagine Cia-Agia, il 97% dei produttori agricoli interpellati vorrebbe misure più incisive da parte del governo. Tra le principali richieste, il finanziamento per un Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali, la fiscalizzazione degli oneri sociali, le riduzioni fiscali sul gasolio e sui i mezzi di produzione e gli incentivi per i giovani.

Il futuro incerto dell’agricoltura italiana viene determinato, per l’85% degli intervistati, anche dall’attuale politica agricola europea, che si ritiene continui a mostrare troppi squilibri. Le decisioni prese a Bruxelles - si rileva nell’indagine - vengono giudicate, per l’83%, insufficienti per ridare impulso al settore. Ma sono tante le storie di giovani imprenditori agricoli che combattono la crisi con originalità e con successo. Nel vino ci sono centinaia di “under 40” che realizzano redditi più che interessanti: tra loro c’è chi vende esclusivamente sul mercato cinese. Non si lamentano affatto neppure le imprese che applicano il ciclo “C’orto”, ovvero vendono direttamente in azienda le loro produzioni in campo, principalmente ai Gas (Gruppi d’acquisto solidale). E sorridono anche quei giovani che hanno puntato su produzioni innovative “di lusso”, come i produttori di tartufo che oltre a commercializzare il prodotto hanno promosso una serie di eventi formativi e didattici a pagamento per il pubblico appassionato del prezioso fungo.

Il bilancio aziendale cresce di anno in anno pure per chi ha puntato sull’altissima qualità delle carni, dei formaggi e degli ortaggi, andando ad attingere dalla tradizione produttiva millenaria e rilanciando le storiche aziende di famiglia. Bene chi ha puntato sulla multifunzionalità, anche “estremizzata”, come chi trasforma di notte la propria azienda agricola in un “agri-dancing”, uno spazio all’aperto dedicato al ballo per far divertire migliaia di giovani. Tutte attività ad altissimo valore aggiunto, dunque, in grado di far lievitare i fatturati delle aziende “junior” fino a cifre a sei zeri.

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