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“IL CAMBIAMENTO AGRICOLO, OLTRE A RISORSE, CHIEDE FIDUCIA NELLE IMPRESE”: COSI’ “CONFAGRICOLTURA ACADEMY”, IN PAROLE DI CATANIA E GUIDI. CHE AGGIUNGE: “ITALIA SI SALVA NON SOLO CON IL RISANAMENTO DEI CONTI PUBBLICI MA CON IL CONTRIBUTO DELLE IMPRESE”

“Eravamo contadini, siamo agricoltori, dobbiamo diventare sempre più imprenditori. Il Governo deve accompagnarci in questa fase di cambiamento, puntando sulle imprese”. Così il presidente di Confagricoltura Mario Guidi ha chiuso, con il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania, l’Academy di Taormina, dedicata al futuro della politica agricola comune.

La riforma della Pac (Politica Agricola Comune) è in fase di negoziato e le incertezze sono ancora molte, ad iniziare dall’introduzione del greening. “L’agricoltura va salvaguardata. Il fenomeno di perdita di superficie agricola che c’è nel nostro Paese dipende da una cattiva programmazione del territorio e da scelte lucidamente compiute. Una volta ‘mangiate’ le superfici che cosa faremo? - si è chiesto il Ministro Catania - Cosa consegneremo alle future generazioni? Se si prosegue così ci sarà un potenziale che permetterà di sfamare solo un cittadino su quattro”.

“La Pac è grossa problematica negoziale - ha aggiunto Catania - ed in parte la decidono i capi di governo nelle prospettive finanziarie. Per questo è stato previsto un tavolo interministeriale sulle prospettive finanziarie di Bruxelles che prepara la strategia negoziale. Il gruppo ha deciso che la spesa agricola va difesa e che la chiave di riparto tra i Paesi è una priorità per l’Italia”. Ma ha avvertito il Ministro: “in questo momento non dobbiamo compiere l’errore di metterci a discutere su come distribuiremo nel 2014 le risorse derivanti dal primo pilastro, cioè quello dei pagamenti diretti agli agricoltori. Lo faremo quando finirà il negoziato, adesso c’è bisogno di coesione”. Per la ripartizione della spesa, Guidi ha aggiunto: “è vero che finora non ci siamo concentrati sul secondo pilastro ma in passato abbiamo avuto cattivi esempi di gestione delle risorse che ci lasciano dubbiosi”.

“Il nostro Paese - ha concluso Mario Catania - spende più di quello che riceve, versa alle casse di Bruxelles 15 miliardi di euro e ne ritornano, in varie forme, solo 10. E’ prevalsa nel nostro governo una linea che tiene perfettamente conto dell’agricoltura e di questo sono soddisfatto. I negoziati a Bruxelles si vincono anche in base a come si impostano a Roma”.
Confagricoltura ha, quindi, anche ricordato che “l’Italia si salva dalla crisi non solo con il risanamento dei conti pubblici ma anche e soprattutto avvalendosi del contributo essenziale del mondo dell’economia e delle imprese”. E questo ha detto davanti alla presenza dei segretari di Pdl, Pd e Udc, Alfano, Bersani e Casini. “Serve un processo di crescita che rimetta al centro le imprese - ha proseguito Mario Guidi - e Confagricoltura propone più efficaci modelli di modernizzazione della struttura produttiva; le nostre aziende di punta stanno già tracciando la strada. Ed hanno investito per ammodernare gli impianti e le proprie strutture, per ridefinire le politiche commerciali le funzioni imprenditoriali. Hanno aumentato la propensione verso l’estero; e, tra l’altro, stanno già tentando la strada della rete: vanno sostenute nei loro sforzi di crescita”. “Il recupero del Pil è affidato - ha concluso il presidente di Confagricoltura - anche alla capacità delle imprese di internazionalizzarsi: il viaggio del presidente Monti di questi giorni è un segnale preciso di come l’Italia va reinserita nella rete dei commerci mondiali così come oggi si sono trasformati, con una nuova geopolitica, con rapporti di forza economica differenti e tarati sulle due sponde del Pacifico. Rimettere in gioco il Paese, con tutto ciò che comporta anche per il settore agricolo, è una operazione che deve impegnare tutta la nostra economia”.

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