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MEGLIO DI PRIMA, MA NON BASTA: SULL’IMU AGRICOLA LA STRADA SCELTA DAL GOVERNO, CON L’EMENDAMENTO AL DECRETO FISCALE, NON È SUFFICIENTE LE ORGANIZZAZIONI AGRICOLE VOGLIONO CHE IL PAGAMENTO DELL’IMPOSTA VENGA RIMANDATO IN TOTO AL 15 DICEMBRE 2012

Meglio di prima, ma non basta: sull’Imu agricola la strada scelta dal governo (esenzione per i fabbricati rurali strumentali siti nei municipi montani sopra i 1.000 metri, il ripristino al 25% della base imponibile per gli imprenditori agricoli professionali (Iap) e la rivalutazione del 5% delle rendite dei terreni posseduti da soggetti diversi da coltivatori diretti e Iap, ndr), con l’emendamento al decreto fiscale, non è sufficiente. Le organizzazioni agricole vogliono che il pagamento dell’imposta venga rimandato in toto al 15 dicembre, al termine delle operazioni di accatastamento dei fabbricati rurali che scade il prossimo 30 novembre. Soltanto allora - scrivono Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri in un comunicato congiunto - sarà possibile quantificare il gettito che il settore dovrà sostenere e ridefinire, di conseguenza, come condiviso al Tavolo di confronto con il Governo, le aliquote sui fabbricati. E la stessa norma di esenzione per i fabbricati siti nei territori montani al di sopra dei mille metri, se non corretta, suona come una beffa, poiché gli agricoltori di quelle zone saranno chiamati a pagare, per la prima volta, l’Irpef. Anche questa norma, dunque, necessita di correzione. “Occorre un atto di giustizia e di democrazia – dicono le organizzazioni degli agricoltori - visto che contro l’imposta in agricoltura si sono espresse forze parlamentari, Regioni e l’Anci”.

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