Gli investitori vinicoli non dovrebbero puntare esclusivamente sui vini raffinati francesi ma diversificare per accrescere i propri investimenti. E’ il risultato di una ricerca dell’Università dell’East Anglia a Norwich nel Regno Unito pubblicata sull’“International Review of Financial Analysis”. Lo studio dimostra che diversificare l’offerta dei vini pregiati con una particolare attenzione al mercato statunitense, attualmente valutato intorno ai 4 miliardi di dollari all’anno, porterebbe ad un aumento degli introiti per gli investitori.
Una diversificazione che per produrre profitti dovrebbe includere, in particolare, etichette di vino italiano, australiano e portoghese. “Il mercato degli investimenti è occupato dai vini francesi - ha spiegato l’autore dell’indagine Apostolos Kourtis - ma i nostri dati dimostrano che optare per una maggiore diversificazione dell’offerta con vini prodotti in diversi Paesi riduce i rischi derivanti dai fattori che annualmente influenzano la buona riuscita di un’annata, come variazioni climatiche e geografiche che finiscono per incidere sui prezzi e sulle vendite. La diversificazione, invece, riesce a ridurre il pericolo di perdere introiti”.
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