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TERREMOTO: 8.000 POSTI DI LAVORO A RISCHIO NEI CAMPI. LA COLDIRETTI, INTANTO, APRE AI DETENUTI IMPEGNATI NELLA RICOSTRUZIONE, MA LA CONTA DEI DANNI SI FA SEMPRE PIÙ GRAVE. FOCUS: PER GLI AGRICOLTORI (CIA) IN CAMPAGNA PERSI 1 MILIARDO DI EURO

Effetto domino in Emilia Romagna: il sisma, che ha fatto danni per centinaia di milioni a strutture e macchinari, ora costringe molti imprenditori a “chiudere bottega”. Ma se non bastasse, anche gli impianti di irrigazione hanno subito danni ingenti, con il risultato che 8.000 persone rischiano di perdere il lavoro, secondo la Coldiretti, che apre all’aiuto dei detenuti nella ricostruzione delle campagne, come proposto dal Ministro della Giustizia Paola Severino.
Per i carcerati, infatti, sono molteplici le possibilità di collaborazione con gli agricoltori colpiti al sisma nelle campagne dove - sottolinea la Coldiretti - l’emergenza continua nelle case rurali, fienili e capannoni danneggiati, nelle stalle con gli animali terrorizzati e senza latte e nelle campi dove manca l’acqua per irrigare. Le esperienze di collaborazione che abbiamo avviato con le carceri in passato si sono sempre dimostrate molto proficue per il settore agricolo che è stato duramente colpito dal sisma con danni superiori al mezzo miliardo di euro.

Focus - La stima definitiva della Cia
Oltre un miliardo di danni all’intero sistema agroalimentare (soprattutto nelle filiere del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano), più di 4 mila imprese e strutture aziendali (in particolare stalle) danneggiate o distrutte e il cui futuro appare molto incerto, migliaia di lavoratori del settore a rischio, chilometri di impianti di irrigazione devastati, con l’incubo della siccità per circa 150.000 ettari di terreni coltivati a frutta, ortaggi, viti, e seminativi, decine di macchinari agricoli fuori uso, centinaia di animali (bovini, suini, ovini) morti sotto le macerie. È questo il primo tragico bilancio del terremoto in Emilia e in altre zone del Nord Italia stilato dalla Cia - Confederazione italiana agricoltori. A quindici giorni dalla prima forte scossa, la situazione appare sempre più tragica per l’agroalimentare. La prima emergenza - afferma la Cia - è rappresentata dalle filiere del Parmigiano Reggiano e del Grano Padano. C’è, infatti, il problema di salvare un milione di forme colpite dal terremoto. Danni per milioni di euro si registrano anche per l’Aceto balsamico.
Ma le difficoltà da risolvere sono tante e complesse. C’è la necessità - rimarca la Cia - di riavviare al più presto le attività in agricoltura, soprattutto alla vigilia delle grandi raccolte della frutta, e quelle negli stabilimenti di trasformazione. Non solo. L’aspetto più grave è rappresentato dalla fase di ricostruzione. Oltre 1.500 imprese agricole hanno subito danni irreparabili e devono essere ricostruite completamente. Per alcune c’è anche il pericolo della definitiva chiusura.
C’è, inoltre, il rischio che per il sistema agroalimentare delle zone colpite ci possa essere un fermo dell’attività per alcuni mesi. Il che farebbe crescere ulteriormente la stima dei danni finora accertati, avendo conseguenze dirette sul lavoro delle imprese agricole, visto che nei territori interessati dal terremoto si produce il 10%. E non mancherà di far sentire i suoi effetti sulla produzione agricola lorda vendibile e sul valore aggiunto agricolo in termini di Pil.
Per non parlare dei terreni agricoli resi impraticabili dalla liquefazione fangosa provocata delle violente scosse del sisma. Terreni che rischiano di non essere più coltivabili per diverso tempo. A ciò si devono aggiungere i tentativi speculativi nei confronti delle imprese agricole, soprattutto quelle che operano nel settore lattiero-caseario. Sotto tiro c’è in particolare il prezzo del latte. Diversi produttori di latte destinato alla produzione di Parmigiano Reggiano venduto a caseifici privati stanno, infatti, ricevendo lettere da parte dei loro primi acquirenti che, oltre a disdire i contratti stipulati tra le parti, richiedono anche la corresponsione delle spese sostenute per i maggiori oneri nel trasporto del latte, a causa dei problemi creati dal terremoto. In alcuni casi rimandano addirittura il pagamento del latte consegnato loro dagli allevatori di bovini.

Focus - Coldiretti: ripartire dai prodotti tipici, gli unici non delocalizzabili
Le uniche attività che certamente non saranno delocalizzate sono quelle legate all’agricoltura e ai suoi prodotti tipici, dal parmigiano al grana, dall’aceto balsamico tradizionale alle pere tipiche, la cui produzione non può avvenire per legge al di fuori del territorio delimitato dai disciplinari di produzione approvati dall’Unione Europea. È quanto afferma la Coldiretti che, nel commentare i rischi della delocalizzazione delle attività produttive, sottolinea l’importanza di sostenere l’agroalimentare che rappresenta una realtà economica determinante nel passato, nel presente e nel futuro dei territori colpiti dal sisma. Per effetto del terremoto risultano a terra complessivamente oltre 360.000 forme di Grana Padano e 633.700 forme di Parmigiano Reggiano, con i produttori che sono impegnati a selezionare il prodotto “salvato” e a provvedere alla sua ricollocazione in magazzini idonei. Oltre alle strutture collassate, il danno - precisa la Coldiretti - riguarda soprattutto le forme giovani di pochi mesi di stagionatura che saranno destinate a formaggio generico da grattugia o da alla fusione. Il conto però potrebbe ulteriormente aggravarsi per effetto delle continue scosse che mettono a rischio la stabilità delle strutture (stalle, fienili caseifici e magazzini), ma anche del blocco delle attività provocato dal sisma. Solo in via temporanea per affrontare l’emergenza si è provveduto alla modifica del disciplinare che consente ai produttori di Parmigiano Reggiano Dop di collocare temporaneamente il prodotto non danneggiato in altre strutture di magazzinaggio, anche al di fuori della zona di origine evitando cosi i rischi di ulteriori danni o deterioramenti. L’acquisto dei prodotti tipici delle aree del terremoto è il mezzo più semplice per assicurare un aiuto immediato, ma occorre sincerarsi che si tratti dei prodotti originali Dop e Igp e non di imitazioni realizzate magari all’estero.

Focus - Catania: “possibili altre misure per il settore agricolo, abbiamo già convocato i rappresentanti della grande distribuzione”
“Le misure che abbiamo adottato finora” per il settore agricolo nelle zone colpite dal sisma in Emilia Romagna “ritengo che siano sufficienti per un primo impatto ma probabilmente richiederanno ulteriori interventi nei prossimi mesi”. A dirlo il Ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania. Per “alcune produzioni di qualità, in particolare il parmigiano reggiano e il grana padano, abbiamo preso alcuni immediati interventi diretti a dislocare il prodotto che era presente nei magazzini colpiti dal terremoto - ha spiegato il ministro - adesso bisognerà fare qualche cosa di più: ho anche già convocato i rappresentanti della grande distribuzione organizzata per chiedere il loro sostegno in attività straordinarie per collocare meglio le produzioni danneggiate. Ho avuto una buona disponibilità da parte loro - ha aggiunto - e quindi sono abbastanza fiducioso”.

Focus - Allarme siccità: a rischio anche le pere emiliane
L’80% della produzione di pere made in Italy è a rischio perché il terremoto ha danneggiato gli impianti dei consorzi di bonifica che irrigano quasi 200.000 ettari di terreno agricolo compreso tra le provincie di Modena, Ferrara e Reggio Emilia. Lo afferma la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, secondo cui c’è pericolo che la perdita di questo frutto andrà ad allungare la già pesante lista di danni inferti dal sisma all’agroalimentare. Proprio tra Modena, Ferrara e Reggio Emilia, spiega la Cia, si concentra la quasi totalità della produzione nazionale di pere, un’area che si colloca primo produttore europeo e terzo produttore mondiale dietro Cina e Stati Uniti. Di fronte al rischio siccità, la Cia sottolinea l’urgenza di una tempestiva messa in sicurezza degli impianti danneggiati, in particolare quello della Burana, con interventi per ora anche provvisori purché rapidi ed efficaci. Nel giro di 15 giorni, la temperatura potrebbe salire abbastanza da compromettere seriamente gli orticoli e le piante da frutta.

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