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AGRICOLTURA UNICO SETTORE IN CONTROTENDENZA NEL 2012 CHE FA SEGNARE UN AUMENTO DEL PIL DEL +4,9% E UN VALORE AGGIUNTO DI 7.173 MILIONI DI EURO. LO DICONO COLDIRETTI, CONFAGRICOLTURA E CIA SU DATI ISTAT DEL PRIMO TRIMESTRE 2012 CHE VEDE IL PIL A -0,8%

Nella fase economica della recessione l’agricoltura è l’unico settore in controtendenza nel 2012 e fa segnare un aumento del Pil pari al 4,9% congiunturale e dello 0,4% sul piano tendenziale, con il valore aggiunto di campi e allevamenti che sale e quello di industria e servizi che cala. Lo sottolineano Confagricoltura, Coldiretti e Cia-Confederazione italiana agricoltori commentando i conti economici trimestrali dell’Istat che evidenziano la fase di recessione dell’economia italiana con il calo del Prodotto interno lordo nel primo trimestre del 2012 (-0,8% congiunturale), il peggiore da tre anni, ovvero dal primo trimestre 2009. “E’ un buon risultato - sottolinea Confagricoltura - visto che il primo trimestre del 2012 ha consentito di raggiungere un valore aggiunto agricolo di 7.173 milioni di euro, il più elevato ed in costante crescita tendenziale rispetto all’ultimo triennio”.

“L’agricoltura - aggiunge Confagricoltura - mostra quindi segni di contro-ciclicità che la distinguono positivamente rispetto al resto dell’economia; fa fatica però ad uscire da una sacca recessiva che ha fatto perdere al solo settore primario, dal 2004 al 2011, il 6% del valore aggiunto (circa 1,7 miliardi a prezzi costanti 2005). Nonostante la buona performance dei primi mesi del 2012, l’agricoltura non cresce abbastanza - secondo l’Organizzazione - un problema che bisogna fronteggiare con politiche mirate a favorire la ripresa ed a migliorare la competitività delle produzioni del settore primario, spingendo sull’innovazione tecnologica e sul rafforzamento dimensionale delle aziende. Non dimentichiamo che il settore agricolo è troppo soggetto al mercato globale ed alle tensioni dei prezzi delle materie prime e dell’energia, che si riflettono anche sui costi di produzione”.

L’Italia, sottolinea la Coldiretti, può tornare a crescere solo se investe nelle proprie risorse che sono i territori, l’identità, il turismo, la cultura e il cibo che sono una leva competitiva formidabile per trainare il made in Italy nel mondo. Nonostante le difficoltà l’agricoltura, sostiene la Coldiretti, si conferma come settore anticiclico come dimostra anche l’aumento del 6,7% delle assunzioni di dipendenti impegnati in campagna in netta controtendenza rispetto all’andamento generale, nello stesso primo trimestre secondo l’Istat. A preoccupare per il futuro però, anche per la Coldiretti, è il crollo dei prezzi alla produzione soprattutto per gli alimenti base della Dieta Mediterranea come l’olio di olia (-30%), grano tenero (-15%) e frutta (-10%), ma in grave difficoltà è anche il riso in calo del 26%, sulla base dei dati Ismea ad aprile.

Anche per il presidente della Cia Giuseppe Politi si tratta di “un incremento che, tuttavia, non deve trarre in inganno. Le imprese, infatti, continuano a essere in grande affanno, sempre più oppresse da pesanti costi produttivi e da gravosi oneri contributivi e burocratici, che con le misure del governo Monti aumenteranno ulteriormente. Non solo. I prezzi praticati sui campi, dopo una fase di ripresa, segnano un nuovo calo. Il trend positivo del settore primario - aggiunge Politi - non sgombra affatto il campo dai molti problemi che oggi pesano sull’agricoltura italiana. La situazione delle aziende agricole rimane ancora critica. Per questa ragione rinnoviamo le nostre sollecitazioni al governo affinché si guardi con maggiore attenzione verso i produttori italiani, costretti a operare in un contesto carico di ostacoli. Per comprendere la delicatezza del momento, basta vedere gli effetti che ha avuto il caro-gasolio per le imprese, su cui ora si abbatte l’ulteriore e gravoso onere dell’Imu sui fabbricati rurali e sui terreni agricoli. Negli ultimi dieci anni - avverte il presidente della Cia - più di 500.000 imprese agricole, in particolare quelle che operavano in zone di montagne e svantaggiate, sono state costrette a chiudere. Soltanto nei primi tre mesi del 2012 oltre 13.000 sono andate fuori mercato. E’, quindi, indispensabile l’adozione di politiche nuove tese a valorizzare e sviluppare l’attività imprenditoriale del settore. Oltre alle misure urgenti per alleggerire il carico dei costi sostenuti dalle aziende, rinnoviamo al governo - conclude Politi - l’appello per una nuova politica agraria nazionale, soprattutto in vista della riforma Pac post 2013”.

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