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CORTE DEI CONTI UE PROMUOVE EFFETTI OCM VINO, SEGNALANDO A COMMISSIONE UE DI “FORNIRE UNA STIMA DELL’EQUILIBRIO TRA OFFERTA E DOMANDA NEL SETTORE VITIVINICOLO IN BASE A DATI AGGIORNATI, TENENDO CONTO DELLA LIBERALIZZAZIONE DEI DIRITTI D’IMPIANTO”

Italia
Ok della Corte dei Conti Ue ad Ocm Vino

La Corte dei Conti europea promuove, ma non a pieni voti, gli effetti dell’Ocm vino (Organizzazione comune di mercato) segnalando alla Commissione europea di “fornire una stima dell’equilibrio tra l’offerta e la domanda nel settore vitivinicolo in base a dati aggiornati, tenendo conto della prevista liberalizzazione dei diritti d’impianto”. La critica si appunta nuovamente sulla discussa misura della liberalizzazione dei diritti d’impianto, dopo il parere negativo del Parlamento europeo e di 15 Stati membri, tra cui Francia, Italia e Spagna, i maggiori produttori vitivinicoli dell’Unione.

La Corte europea fa notare poi che qualora fossero necessarie ulteriori misure di estirpazione, dovrebbe essere evitata l’estirpazione di vigneti ammodernati, stabilendo criteri di ammissibilità legati ai vigneti stessi e non solo all’agricoltore, procedendo ad una più precisa definizione delle operazioni di ristrutturazione ammissibili, e in particolare di quelle consentite a titolo di miglioramento delle tecniche di gestione dei vigneti.

Ma, mentre, da un lato - osserva ancora la Corte europea - l’Ue finanzia la misura di estirpazione per ridurre la produzione eccedente di vino, dall’altro, le misure di ristrutturazione e riconversione comportano incrementi delle rese dei vigneti e, di conseguenza, della produzione in volume, che contrastano con l’obiettivo dell’equilibrio tra l’offerta e la domanda se non si garantiscono nuovi sbocchi di mercato. Una contraddizione che la Commissione dovrebbe fronteggiare, proponendo un adeguato mix di misure per risolvere tale contrasto.

Il controllo di gestione svolto dalla Corte dei conti europea, si è concentrato sulle misure “estirpazione” e “ristrutturazione e riconversione dei vigneti”, che rappresentano i due settori di spesa più importanti. La dotazione di bilancio disponibile per il regime di estirpazione nel corso del triennio di applicazione della misura (dalla campagna vinicola 2008/2009 a quella 2010/2011) è stata di 1,074 miliardi di euro. Nel corso del decennio 2001-2010, alle misure di ristrutturazione e di riconversione sono stati destinati 4,2 miliardi di euro. Al momento in cui è stata predisposta la riforma, la Commissione stimava che l’eccedenza strutturale di vino fosse pari a 18,5 milioni di ettolitri. Alla fine, il regime di estirpazione ha ridotto la produzione Ue nel periodo 2008-2011 di soli 10,2 milioni di ettolitri l’anno. La Corte ha evidenziato anche che i tassi di aiuto siano stati fissati a livelli troppo elevati e che il regime avrebbe pertanto potuto essere più efficiente, conseguendo risultati più significativi con le risorse messe a disposizione. La misura di ristrutturazione e riconversione, che ha l’obiettivo di accrescere la competitività dei produttori di vino mediante il versamento di compensazioni per la perdita di reddito durante il periodo in cui il vigneto viene adattato, e quale contributo alle spese di ristrutturazione e di riconversione, ha avuto, invece, un impatto significativo per grandi superfici a vigneti in tutta Europa. Tuttavia, gli incrementi delle rese derivanti da una ristrutturazione senza alcun impatto percepibile sul consumo complessivo hanno parzialmente compensato gli effetti dell’estirpazione.

Focus - Il commento di Federdoc

Il Presidente di Efow - Federazione Europea Denominazioni di Origine dei Vini, nonché di Federdoc - Federazione Italiana Consorzi di Tutela vini a Do, Riccardo Ricci Curbastro, ha dichiarato dopo la conferenza stampa: “Stiamo denunciando da mesi la decisione del 2008 e abbiamo ripetutamente sottolineato la necessità di mantenere un meccanismo di gestione della produzione del potenziale nel nostro settore. Dopo il Parlamento Europeo e 15 Stati Membri, ora anche il Custode delle finanze comunitarie mette in guardia la Commissione sull’impatto potenziale che la liberalizzazione dei diritti d’impianto avrebbe nel nostro settore. Speriamo che il Gruppo di Alto Livello, costituito all’inizio dell’anno per questo tema, riesca a produrre delle proposte concrete in proposito, che possano essere inserite all’interno della riforma della Pac”. Ricci Curbastro ha poi aggiunto che “non c’è più spazio per l’ideologia. I politici dovrebbero soddisfare non solo gli operatori economici ma anche i contribuenti europei, attuando un corretto utilizzo dei fondi dell’Ue. Nel contesto odierno di tagli di bilancio in tutti gli Stati membri Ue, il mantenimento di un meccanismo di regolazione, che ha dimostrato il suo impatto positivo sul settore e che non determina costi aggiuntivi per i contribuenti, dovrebbe essere tenuto nella massima considerazione”.

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