02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

“AGRICOLTURA STRATEGICA PER IL PAESE. DEVE ESSERE SCONGIURATO IL RISCHIO CHE LA SUPERFICIE AGRICOLA CALI ULTERIORMENTE, CONTRASTANDO “APPETITI” DI INVESTITORI ESTERI”. A DIRLO È VECCHIONI, COORDINATORE ITALIA FUTURA (ED EX PRESIDENTE CONFAGRICOLTURA)

“L’agricoltura è un settore strategico per il nostro Paese. E deve essere scongiurato il rischio che la superficie agricola lungo lo Stivale cali ulteriormente, contrastando gli “appetiti” di investitori esteri”. A dirlo è Federico Vecchioni, coordinatore generale di “Italia Futura”, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo e, nel recente passato, presidente di Confagricoltura.

“La scelta di considerare l’agricoltura un settore strategico - spiega Vecchioni - deve essere in primis una scelta politica, più che una scelta di natura economica, perché da essa dipende l’approvvigionamento della filiera agroindustriale che conta il 15,8% del Pil. E per questo motivo, vanno frenate le mire di altri Paesi sugli ettari di terreno agricolo italiani. Il fenomeno dell’acquisto dei terreni da parte dei Paesi forti continua ad avanzare con 46 milioni di ettari acquistati dalla sola Cina in Africa. C’è la necessità di mantenere in Italia una superficie agricola sufficiente - sottolinea Vecchioni - che non può più scendere sotto i 12,8 milioni di ettari attuali e mantenere anche la consapevolezza che le diverse agricolture italiane, e cioè quella ad alto valore aggiunto che produce tutte le denominazioni d’origine e che deve esportare sempre di più, e quella delle grandi pianure, devono poter coesistere, ed essere considerate parte centrale della politica economica del Paese. L’Italia deve puntare sull’agricoltura perché siamo di fronte a una crisi alimentare che si sta aggravando sempre di più e denota quanto sia assolutamente essenziale dotarsi di una produzione nazionale di garanzia”.

Produzione nazionale di garanzia che non può fare a meno degli agricoltori italiani, che devono essere supportati a “non mollare” nel vortice della crisi, lasciano i terreni in mano a investitori stranieri che non puntano sull’agricoltura. “Il rischio c’è - spiega Vecchioni - dal momento in cui continua a calare il reddito degli agricoltori. Questo va scongiurato perché anche il tema della cementificazione, dell’uso alternativo di porzioni sempre più vaste di terreno agricolo deriva anche dallo scarso rendimento che fino ad oggi hanno avuto in Italia, indipendentemente da questi picchi dei prezzi, perché inevitabilmente adesso salendo i prezzi dei cereali, c’è un’impennata dei prezzi anche per il reddito agricolo. Ma questo - continua - purtroppo non avrà una natura di lungo periodo. E quindi è concreto il pericolo della “cannibalizzazione” dei terreni per fini diversi da quello agricolo. Il rischio, a mano a mano che continuano a calare i redditi degli agricoltori - conclude Vecchioni - è che i terreni vengano destinati o ad altri utilizzi, oppure, cosa che è avvenuta nel territorio italiana, è che, laddove l’agricoltore non riesce a reggere la sfida della competitività, vaste porzioni del territorio italiano, o addirittura intere aziende agricole, passino in mani straniere per utilizzi non agricoli. dobbiamo essere consapevoli che l’unica soluzione è di puntare aziende di più grandi dimensioni economiche, non ettariali, e quindi più competitive, con più export, e fortemente integrate con la trasformazione e la distribuzione. Quindi avere più mercato anche all’interno dell’agricoltura”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli