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DOPO ANNI DIFFICILI, 7 AZIENDE ALIMENTARI SU 10 SONO PRONTE AD ASSUMERE NEL BIENNIO 2013-2014 (75% CON QUELLE ATTIVE ALL’ESTERO) E L’ALIMENTARE HA RADDOPPIATO IL SUO PESO OCCUPAZIONALE DA INIZIO 2012. COSÌ UNO STUDIO FEDERALIMENTARE-FORMAT RESEARCH

Dopo due anni difficili, sette aziende alimentari su dieci (70,1%) hanno in programma nuove assunzioni per il biennio 2013-2014. E la percentuale sale al 75% se si considerano le sole imprese attive sui mercati esteri. Tecnici della qualità ed esperti di marketing i più richiesti, ma si affermano anche nuove professioni come il manager della sostenibilità e l’analista del gusto. E’ quanto emerge da uno studio Federalimentare-Format Research di scena al Forum dei Giovani imprenditori di Federalimentare “Alimentare ... la crescita dell’Italia” in programma oggi ad Eataly a Roma. Secondo il rapporto, la prospettiva di nuove assunzioni è incoraggiante, soprattutto alla luce del chiaroscuro degli ultimi 18 mesi: il 2011 si è chiuso con 2.000 occupati in meno. E nel 2012 per quasi 8 aziende su 10 (76,8%) il numero degli addetti è rimasto invariato. Ma un primo segnale di una inversione di tendenza arriva dalle previsioni di assunzioni del terzo trimestre 2012, che risultano in controtendenza rispetto al totale dell’industria italiana: il peso del settore alimentare sul totale dell’intero comparto industriale risulta infatti raddoppiato rispetto ad inizio anno, passando dal 10 al 20%. Tuttavia, per il presidente di Federalimentare Filippo Ferrua Magliani, istituzioni, imprese e lavoratori devono “individuare tutti insieme un percorso di crescita” per un settore, l’industria alimentare, che “è tra quelli con più potenzialità e che non batte cassa chiedendo incentivi”, sottolinea il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania, e che continua ad assumere ogni anno 11.600 unità e dove l’occupazione tiene anche nel secondo trimestre 2012 ma diminuisce la capacità delle industrie di riuscire a far fronte al proprio bisogno finanziario.

Per il presidente di Federalimentare Filippo Ferrua Magliani “le istituzioni, le imprese e i lavoratori devono collaborare il più possibile per individuare un percorso di crescita che aiuti il Paese a superare un ciclo negativo che per durata e intensità non esito a definire unico nella storia della Repubblica. E’ urgente - spiega Ferrua - accantonare ogni misura fiscale che aumenti la pressione sui cittadini e le imprese; rendere pienamente deducibili gli investimenti promozionali all’estero per i prodotti alimentari nazionali, aiutando così a contrastare italian sounding e contraffazione e sostenere l’export, che - sebbene con una dinamica meno brillante rispetto al passato - è l’unica voce che continua a salvare i conti”.

“C’é grande spazio per i giovani nel settore alimentare - osserva Annalisa Sassi, presidente Giovani imprenditori di Federalimentare - ma l’industria alimentare ha un disperato bisogno di una politica industriale vera. O a rischio è la competitività del settore se le risorse per il finanziamento e l’autofinanziamento vengono falcidiate da oneri e tasse”.

“L’industria alimentare è un settore molto vitale, come dimostra il dato che le imprese sono intenzionate ad assumere nei prossimi due anni. Non è che il comparto non soffra la crisi, in quanto i consumi scendono, ma la positiva dinamica dell’export compensa questo fatto - sottolinea il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania - sul lungo periodo l’industria alimentare è tra i settori che ha potenzialità maggiori. Negli ultimi dieci anni l’export è salito dell’80%, in misura
pressoché doppia rispetto al resto dell’industria. Ed inoltre è un comparto che non batte cassa - prosegue il Ministro - non chiede sovvenzioni o incentivi e che ha pure una dinamica di relazione con la manodopera tra le migliori nello scenario industriale. Auspicherei - conclude il Ministro - che anche con la parte agricola le relazioni commerciali dell’industria maturassero e crescessero nell’interesse reciproco; c’è da lavorare per razionalizzare la filiera. In pratica si tratta di riuscire a
tagliare al massimo possibile le intermediazioni per fare restare maggior valore ai due soggetti”.

Le prospettive del 2013-14 tracciate dallo studio Federalimentare-Format Research rivelano che il 48% delle imprese prevede di assumere nell’area produzione (il 69% nelle piccole realtà fino a 49 addetti), mentre il restante 22% in un’area diversa da quella produttiva (percentuale che cresce
fino al 64,5% nelle grandi industrie con oltre 249 addetti). Tra le aree di attività diverse da quella produttiva, quasi la metà (44,5%) delle assunzioni riguarderà l’area tecnica; il 35,6% l’area marketing (specie nelle medie e grandi imprese), il 34,4% il comparto delle risorse umane. Leggermente più indietro risultano aree quali quella destinata alla finanza e al controllo (29,3%), la comunicazione (28%), i sistemi informativi (16,5%), l’internal auditing (14%) e l’area legale (3,8%). Nel dettaglio, Marketing, Produzione, Qualità e Finanza e Controllo sono le aree in cui le nuove assunzioni riflettono, più delle altre, un aumento degli organici rispetto al semplice mantenimento delle risorse.

L’industria alimentare italiana, sottolinea Federalimentare, continua ogni anno ad assumere circa 11.600 unità, fra cui il 15%, oltre 1.800 professionalità, sono laureati (stima 2011) provenienti per oltre l’80% da università italiane, in particolare economia, agraria, biologia, chimica e ingegneria. L’evoluzione dell’occupazione nel settore alimentare ha seguito le specializzazioni produttive che affiorano progressivamente nei comparti e nelle aziende. In particolare, le aziende intervistate hanno individuato figure come il manager della sostenibilità, che punta a cambiare il modo di fare impresa introducendo innovazioni, il nutrizionista, passando per l’analista del gusto (che guida e orienta la produzione, la valorizza, degusta, orienta il mercato, comunicando e promuovendo cibi e bevande e la loro immagine) fino all’affinatore (figura del comparto caseario, che non produce
formaggi, ma li sceglie, seguendone la stagionatura e la maturazione) e a designer e arredatori per il food.

Intanto, nel secondo trimestre dell’anno risulta stabile l’andamento dell’occupazione nelle aziende alimentari italiane, secondo l’indagine condotta da Format Research per Federalimentare su un campione di 1.000 imprese del settore. La tenuta dei livelli occupazionali nei mesi di aprile, maggio e giugno, sottolinea il rapporto, è stata rilevata principalmente presso le industrie di piccole dimensioni e con sede nel Nord Ovest. A tenere meno l’occupazione si sono rivelate, invece, le industrie con oltre 249 addetti e quelle operative nel Centro Italia e nel Mezzogiorno. Diminuisce lievemente, prosegue il rapporto, sul primo trimestre dell’anno, la capacità delle industrie alimentari
di riuscire a fare fronte al proprio fabbisogno finanziario. Difficoltà che ha colpito in prevalenza le piccole imprese, che operano nel settore animale e con sede nelle regioni del Mezzogiorno.

D’altra parte, però, nonostante questo segnale di difficoltà, rilevano Format e Federalimentare, l’indagine dimostra quanto il comparto continui a tenere meglio di altri settori. Stabile risulta, infatti, il giudizio delle aziende sull’andamento della propria impresa. Mentre peggiora leggermente il livello di fiducia nell’andamento dell’economia italiana, sebbene risulti sempre migliore rispetto a quello registrato presso la totalità delle imprese italiane. In lieve calo anche l’andamento dei ricavi rispetto al risultato dei primi tre mesi dell’anno: dato più accentuato soprattutto presso le industrie con 10-49 addetti, presso quelle del settore vegetale e con sede nelle regioni del Mezzogiorno. In controtendenza le industrie di grandi dimensioni e del Nord Italia. Infine, quasi la metà delle imprese ritiene in aumento i prezzi praticati dai fornitori in questo secondo scorcio 2012, mentre stabile si attesta l’indicatore relativo ai ritardi nei pagamenti da parte dei clienti: circa un’azienda su due infatti continua a segnalare il permanere di questa criticità.


Focus - Intesa Sanpaolo a sostegno del made in Italy alimentare: siglato l’accordo fra Agriventure e Federalimetare

La vocazione all’export della filiera agroalimentare trova un alleato in Intesa Sanpaolo che con la sua società di consulenza per l’agribusiness, Agriventure, ha siglato un protocollo con Federalimentare per delineare azioni congiunte nel settore. I nuovi trend di consumo, sottolinea il gruppo bancario, stanno favorendo lo sviluppo di prodotti innovativi ad alto valore aggiunto, come quelli di quarta e quinta gamma, cibi pronti e salutistici: le aziende che intendono seguire queste nuove tendenze necessitano di adeguati investimenti in ricerca e innovazione più facilmente sostenibili se affrontati in maniera condivisa con altre aziende della filiera. In proposito, lo strumento innovativo dei contratti di rete d’impresa per l’agricoltura, recentemente promosso da Agriventure come modalità di aggregazione utile per supportare la competitività delle aziende, prevede lo sviluppo di sinergie tra tutti i soggetti coinvolti, finalizzate a favorire l’integrazione, lo sviluppo di nuovi canali di vendita, il sostegno dell’offerta attraverso l’avvio di azioni promozionali coordinate anche per contrastare in maniera più efficace il fenomeno della contraffazione. “Abbiamo puntato - commenta Federico Vecchioni, presidente di Agriventure - ad un’integrazione degli attori della filiera anche nel processo di merito del credito, per un percorso più agevolato e semplificato di erogazione”.

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