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IERI IL SOSPIRO DI SOLLIEVO OGGI LA “MEZZA MAZZATA”: L’AUMENTO DELL’IVA CI SARÀ, MA NON DI 2 PUNTI. “SOLO” DI 1, HA DECISO IL GOVERNO, NELLA BOZZA DEL TESTO DELLA NUOVA “LEGGE DI STABILITÀ”. E PESERÀ SULLA SPESA DAI 500 MILIONI A 1,5 MILIARDI DI EURO

Ieri il sospiro di sollievo, oggi la “mezza mazzata”: l’aumento dell’Iva ci sarà, ma non di 2 punti. “Solo” di 1, ha deciso il Governo, nella bozza del testo della nuova “Legge di Stabilità”. Che per tanti prodotti come carne, pesce, riso, e farine, vuol dire passare dal 10 all’11%, e per vino e birra dal 21 al 22%. Il conto dell’aumento dell’imposta, per le organizzazioni agricole, da Coldiretti a Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, dovrebbe essere di 500 milioni di euro sulle tasche degli italiani. “Un provvedimento fatto di ulteriori pesanti tagli, con la prospettiva di un aumento, seppur di un punto rispetto ai due annunciati, dell’Iva che rischia di fiaccare ancora di più i consumi che sono già abbastanza depressi. Avrà un effetto destabilizzante”, afferma il presidente della Cia, Giuseppe Politi che esprime il suo rammarico per una nuova manovra “impostata unicamente sul rigore, senza un chiaro segnale per ridare vigore e risorse produttive al sistema imprenditoriale”.
Ma la stima dell’impatto dell’aumento dell’Iva è ancora più grande, per Federalimentare: “una mazzata da 1,5 miliardi di euro sui consumi alimentari che andrà a colpire, in un contesto già depresso, molti prodotti anche di prima necessità come ad esempio carni, prodotti ittici, acque minerali, yogurt, birra, vino, caffè e peserà molto di più sulle famiglie deboli già dal prossimo luglio. Le famiglie, strette tra la morsa di una crescente pressione fiscale e gli effetti di una crisi che non accenna a risolversi, sono sempre più in difficoltà: a fine 2012 i consumi alimentari domestici - aggiunge il Presidente di Federalimentare - registreranno una perdita cumulata, sull’arco degli ultimi sei anni, di ben 9 punti percentuali in termini reali, mentre sono ormai 3,3 milioni le persone che accedono a una qualche forma di assistenza alimentare. Con questi presupposti, l’aumento dell’Iva allontana le deboli prospettive di ripresa di fine 2013 e aggrava le difficoltà di cittadini e imprese del settore alimentare, la cui redditività sta progressivamente scendendo da molti anni e nel solo 2011 è calata di oltre il 3% mentre la produzione ha perso nell’ultimo biennio quasi il 3,5% con possibili ripercussioni sul versante occupazionale”.

Coinvolti dall’aumento dell’iva anche le imprese della ristorazione (dal 10 all’11%): “servirà ad inasprire il contesto di difficoltà in cui operano i pubblici esercizi, l’abbassamento dell’Irpef non compenserà la situazione”, commenta Fipe-Confcommercio.

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