02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

IL DECRETO LIBERALIZZAZIONI NON TIENE CONTO DEI RITARDI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE NEI PAGAMENTI, METTENDO A RISCHIO LE TREDICESIME DEGLI ADDETTI ALLA RISTORAZIONE: IL “J’ACCUSE” DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE DELLE AZIENDE DI RISTORAZIONE

“A rischio la tredicesima mensilità del personale dipendente delle aziende di ristorazione collettiva”. Così, l’Angem, Associazione Nazionale delle Aziende di Ristorazione, sull’ok del consiglio di Stato al decreto attuativo dell’articolo 62 del decreto legge 24 gennaio 2012 recante “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività”, che racchiude la disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari, al fine di garantire maggiore trasparenza nei rapporti tra i diversi operatori della filiera, ma la cui entrata in vigore, secondo l’Angem, provocherà “lo squilibrio di cassa, perché non tiene conto dell’enorme ritardo, fino a due anni, con cui la pubblica amministrazione paga per il servizio di ristorazione ricevuto”.

La norma, sottolinea l’Angem, voluta dal Ministro delle Politiche Agricole e Alimentari Mario Catania, prevede relazioni commerciali nella filiera agroalimentare più trasparenti e termini di pagamento definiti. I termini di pagamento entro 30 giorni per le forniture di derrate alimentari, pena multe pesantissime non tengono conto, continua l’Angem, dell’enorme ritardo, fino a due anni, con cui la pubblica amministrazione paga per il servizio di ristorazione ricevuto. È evidente che far fronte ai fornitori senza ricevere i pagamenti dovuti dai clienti porterà ad un cash flow negativo, cioè ad uno scompenso nel flusso di cassa da cui dovranno uscire anche gli stipendi dei lavoratori. Il rischio maggiore e che saranno proprio questi ultimi a farne le spese.

L’articolo 62 racchiude la disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari, al fine di garantire maggiore trasparenza nei rapporti tra i diversi operatori della filiera agroalimentare e attraverso l’eliminazione di posizioni di ingiustificato
squilibrio contrattuale tra le parti, demandando ad un atto interministeriale (Ministero delle Politiche Agricole di concerto con il Ministero dello Sviluppo Economico) il compito di definire alcuni aspetti di ulteriore dettaglio. Nell’esprimere un parere complessivamente favorevole sullo schema di regolamento in esame, la sezione del Consiglio di Stato fa comunque una serie di osservazioni e rileva tra l’altro che nel parlare, nell’ambito delle pratiche commerciali sleali, di “prezzi palesemente al di sotto dei costi di produzione dei prodotti”, l’ipotesi andrebbe meglio precisata, considerando, rimarca il Consiglio di Stato, la possibile incidenza sulla libertà degli
operatori economici di fissare il corrispettivo delle prestazioni a prescindere da ogni valutazione di adeguatezza rispetto al costo sostenuto per la produzione del bene. Lo schema del decreto, inoltre, ridimensiona, a parere della sezione, uno dei profili centrali della pratica commerciale sleale, correlato alla dimostrata sussistenza di un effettivo abuso del potere di mercato.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli