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AGRICOLTURA IN CONTROTENDENZA: VALORE AGGIUNTO +1,1%, ADDETTI A +6,2%, 1 AZIENDA SU 3 È ROSA, POTREBBE ASSORBIRE 200.000 UNITÀ E SETTORE CON FORTI POTENZIALITÀ. PAROLA DELLA CIA - CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI CHE CHIEDE MENO COSTI E BUROCRAZIA

L’agricoltura è l’unico settore che cresce e crea occupazione come dimostrano i numeri: il valore aggiunto cresce dell’1,1%, il numero degli addetti sale addirittura del 6,2%, dà lavoro a molte donne, 1 azienda su 3 in campagna è rosa (in 10 anni la quota di aziende agricole guidate da una “lei” é passata dal 30,4% al 33,3% attuale), vanta imprenditori giovani con un elevato livello di istruzione (le nuove leve dell’agricoltura italiana hanno in molti casi dei curriculum invidiabili) e potrebbe assorbire in tempi rapidi più di 200.000 disoccupati. Ecco la fotografia del comparto agricolo del Belpaese al convegno, di scena oggi a Roma, “Il contributo dell’agricoltura per la riforma del lavoro e la crescita”, scattata dalla Cia - Confederazione Italiana Agricoltori secondo cui nonostante la crisi persistente, il settore è estremamente vitale, ha grandi risorse e potenzialità, ma è indispensabile che vengano abbattuti costi (produttivi e contributivi) e burocrazia che oggi, invece, paralizzano le imprese agricole.

Nelle campagne, secondo la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, a differenza di industria e servizi, c’é ancora possibilità di lavoro e ciò può essere sfruttato dal governo con interventi mirati che consentano agli imprenditori agricoli di riprendere a “marciare” e di aprire le porte ai tanti lavoratori espulsi da altri settori. Tra le particolarità dell’agricoltura uno studio rileva che la presenza femminile s’é imposta e continua a crescere. Oggi, infatti, le aziende agricole condotte da donne sono più del 33% e le lavoratrici rappresentano quasi il 40% della forza lavoro del comparto. In 10 anni la quota di aziende agricole guidate da una “lei” é passata dal 30,4% al 33,3% attuale. Vuol dire che 1 azienda su 3 in campagna è rosa. E i valori superiori alla media si registrano nel Sud, dove le donne a capo di un’impresa agricola sono il 34,7% del totale. Più in dettaglio, sottolinea la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, oggi le imprenditrici della terra sono un piccolo esercito che gestisce circa 540.000 aziende, di cui 245.045 iscritte alle Camere di Commercio e più della metà a conduzione familiare.

Altra caratteristica del settore è l’elevata scolarizzazione dei giovani che ci lavorano. Nonostante la scarsità di turn over nelle campagne italiane, dove la presenza di under 40 è ferma all’8%, cresce in modo esponenziale il tasso di scolarizzazione della categoria, tanto che oggi tra gli imprenditori junior delle campagne uno su tre ha un titolo di studio elevato, dal diploma in su. Analizzando, infatti, la quota del 30% di giovani agricoltori, si scopre, sottolinea la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, che tra i nuovi dottori dell’agricoltura il 73% ha rilevato l’azienda di famiglia. Ma solo in 4 casi su 10 si tratta di agronomi o di periti agrari, quindi di figli di agricoltori che si sono costruiti un curriculum “ad hoc” per proseguire il lavoro nell’azienda di famiglia. Molto più numerosi (60%) sono quelli che invece hanno scelto altre strade di formazione, ma poi sono rimasti all’interno dell’azienda familiare, reinterpretandola in senso nuovo e reinventandone radicalmente almeno un aspetto fondamentale. C’é poi una piccola fetta di agronomi ed enologi (6%) che decide di investire in agricoltura, pur non avendo un’attività familiare da cui partire. Ma la vera novità, secondo la Cia-Confederazione italiana agricoltori, è il restante 21%: si tratta di giovani completamente “digiuni” di agricoltura che per i motivi più diversi decidono di mollare il percorso precedente, imboccando la via della campagna.

Al convegno è stato evidenziato che il settore agricolo può trasformarsi in un vero “ammortizzatore sociale” e contribuire alla creazione di nuova occupazione, a fronte di risposte chiare e concrete a problemi annosi come quelli dei costi e dei gravami fiscali. La proposta della Cia - Confederazione Italiana Agricoltori è di creare, a livello territoriale e di distretti produttivi, meccanismi che incentivino il passaggio dei lavoratori dai settori più in crisi all’agricoltura. Invece di erogare ammortizzatori sociali con l’unico scopo di tamponare la situazione di emergenza, secondo la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, sarebbe invece più utile investire risorse per riqualificare questi lavoratori e dare loro prospettive di lavoro in altri settori dove c’é richiesta, come in agricoltura, agevolando le imprese in tale passaggio sotto l’aspetto dei costi, dei contributi e del fisco.

“Ma è indispensabile - ha detto il presidente Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, Giuseppe Politi - una drastica riduzione degli adempimenti burocratici. Le misure che sono state prese dal governo costituiscono certo un passo avanti, ma sono ancora insufficienti visto che la burocrazia costa al sistema delle pmi 26,5 miliardi di euro all’anno e soffoca anche l’agricoltura, che paga un conto molto salato: oltre 3 miliardi di euro l’anno. Ecco perché - conclude - chiediamo un’accelerazione da parte del governo per rendere meno elefantiaci e costosi i rapporti tra aziende agricole e Pubblica Amministrazione”.

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