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CHE IL PRELIBATO TARTUFO, CON I SUOI PROFUMI E SAPORI, E CON IL SUO VALORE ECONOMICO (FINO A 4.000 EURO AL CHILO), SIA UN PATRIMONIO, NESSUNO PUÒ METTERLO IN DUBBIO. MA ORA C’È CHI CANDIDA “LA CULTURA DEL TARTUFO” A “PATRIMONIO UNESCO”

Non Solo Vino
La cultura del tartufo verso la tutela Unesco

Che il prelibato tartufo, con i suoi profumi e sapori, e con il suo valore economico (fino a 4.000 euro al chilo), sia un patrimonio, nessuno può metterlo in dubbio. Ma ora c’è chi vuole andare oltre: due delle patrie nobili del “tuber magnatum pico”, San Giovanni d’Asso, in Toscana, ed Alba, in Piemonte, in rappresentanza di tutti i territori più importanti per il tartufo italiano (da Acqualagna nelle Marche a Norcia, in Umbria, a San Miniato, ancora in Toscana, per citare le più celebri), firmeranno, il 20 ottobre nella cittadina piemontese, un Protocollo d’Intesa per la candidatura della Cultura del Tartufo a “Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco”. Difficile credere che la Commissione, inebriata dai profumi del tartufo, non dia prima o poi il suo parere positivo.
Il tema sarà anche al centro della Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi (10-11 e 17-18 novembre a San Giovanni d’Asso), dove sarà presentato anche il nuovo sistema di tracciabilità del tartufo, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Siena, ed il nuovo sistema QR Quality, nato con l’obiettivo di proteggere i consumatori dal sempre più incombente pericolo dalla contraffazioni.

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