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HANNO CIRCA 900 ANNI, SONO GEMELLI CON LO STESSO DNA, FIGLI DI UN UNICO ESEMPLARE: ECCO L’IDENTIKIT DEGLI ULIVI DEL GETSEMANI A GERUSALEMME, SVELATO PER LA PRIMA VOLTA DA “HORTUS GETHSEMANI: LA MEMORIA DI UN AMBIENTE”, PROGETTO DI RICERCA ITALIANO

Hanno circa 900 anni - e solo dal tronco alla chioma, perché le radici sono più antiche - e, secondo le cronache dei pellegrini, risalgono all’epoca della ricostruzioni delle chiese della Città Santa da parte dei Crociati, e sono anche “gemelli” con lo stesso Dna, “figli” di uno stesso esemplare, simboli di uno dei luoghi più sacri della cristianità: ecco l’identikit degli otto ulivi millenari del Giardino del Gestsemani di Gerusalemme - il piccolo uliveto poco fuori la città vecchia di Gerusalemme sul Monte degli Ulivi, nel quale Gesù, secondo i “Vangeli”, si ritirò dopo l’ultima cena prima di essere tradito da Giuda - svelato da “Hortus Gethsemani: la memoria di un ambiente”, progetto di ricerca scientifica coordinato dal professor Giovanni Gianfrate dell’Associazione Coltiviamo la Pace di Firenze, con la Custodia francescana di Terra Santa e in collaborazione con l’Ivalsa-Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree del Cnr-Consiglio nazionale delle ricerche, che per la prima volta ne ha rivelato età, stato di salute e codice genetico, di scena a Radio Vaticana a Roma (info: www.terrasanta.net).

Il giardino di ulivi del Getsemani può così essere conosciuto più a fondo, grazie alla ricerca iniziata nel 2009. E i cui risultati indicano la datazione del fusto di tre degli otto ulivi (gli unici per i quali è stato tecnicamente possibile eseguire lo studio), come risalente alla metà del Dodicesimo secolo. Perciò, alle piante viene riconosciuta un’età di circa novecento anni. Occorre però fare una precisazione: la datazione indicata è da intendersi riferita solamente alla parte epigea delle piante, ovvero quella costituita dalla parte emersa della pianta, cioè dal tronco e dalla chioma. Infatti la stessa ricerca ha dimostrato che la parte ipogea, ovvero quella costituita dalle radici, è di certo più antica. L’esito dell’indagine, inoltre, deve essere messo in relazione con antiche cronache di viaggio dei pellegrini, secondo le quali la seconda basilica del Getsemani venne costruita fra il 1150 e il 1170 (periodo, durante il quale i Crociati erano impegnati nella ricostruzione delle grandi chiese della Terra Santa e di Gerusalemme in particolare). Appare dunque verosimile che, in occasione della costruzione della basilica del Getsemani sia stato anche risistemato il giardino, realizzando un intervento di recupero degli ulivi presenti a quel tempo.

Altro risultato di grande interesse, è la definizione dell’impronta genetica (fingerprinting) delle otto piante. Le analisi di particolari regioni del Dna hanno descritto “profili genetici identici” tra tutti gli otto individui. Tale conclusione fa emergere la peculiarità che gli otto ulivi siano, usando un termine metaforico, “gemelli” tra loro e, quindi, appartenenti allo stesso “genotipo”. Questo può voler dire solo una cosa: che gli otto ulivi sono tutti “figli” di uno stesso esemplare. Ovvero si può sostenere che, in un preciso momento della storia - nel Dodicesimo secolo, ma probabilmente anche molto prima - vennero messe a dimora nel Giardino del Getsemani porzioni di rami più o meno grossi (talee di ramo) prelevate da un’unica pianta, con modalità simili a quelle tuttora adottate dai giardinieri palestinesi. Occorre allora domandarsi in che momento, nel corso dei secoli, sarebbero state messe a dimora queste talee. Per i “Vangeli”, al tempo di Gesù Cristo, gli ulivi erano già lì ed erano adulti. E la loro successiva esistenza è testimoniata da un attento esame comparato delle descrizioni del luogo santo, fatta da storici e pellegrini, nel corso dei secoli.

“Per ogni cristiano, gli ulivi del Giardino del Getsemani costituiscono un riferimento “vivente” alla Passione di Cristo - ha sottolineato il padre Custode Fra Pierbattista Pizzaballa - e raffigurano il “radicamento” e la “continuità generazionale” della comunità cristiana della Chiesa Madre di Gerusalemme. Come questi ulivi - piantati, bruciati, abbattuti e di nuovo germogliati, nel corso della storia, su un’“inesauribile” ceppaia - così la prima comunità cristiana sopravvive vigorosa, animata dallo Spirito di Dio, nonostante gli ostacoli e le persecuzioni”.

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