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IL DESIGN? HA DETTATO MODE E TENDENZE ANCHE IN CUCINA: TUTTI GLI OGGETTI CULT ITALIANI (REPERIBILI), IL SEGRETO DEL SUCCESSO E IL LORO “CONSUMO” GRAZIE ANCHE A CINEMA E PUBBLICITÀ, IN “DESIGN IN CUCINA”, ATLANTE ILLUSTRATO DI OTTAGONO/GIUNTI EDITORE

Non Solo Vino
Ecco il libro Design in cucina by Edizione Giunti

Il design? Si sa, ha dettato mode e tendenze anche in cucina: a raccogliere, in ordine cronologico, tutti assieme 150 oggetti cult appartenenti al design italiano dalla rivoluzione industriale ad oggi (ancora reperibili), svelando il segreto del loro successo, che cosa c’è dietro le scelte estetiche e di costume legate agli oggetti che usiamo per apparecchiare, cucinare, conservare i cibi, ed analizzandone il “consumo” (ed i suoi luoghi, corpo compreso) anche grazie a storiche “trovate” pubblicitarie (l’omino con i baffi, da un disegno di Paul Campani, che dal Carosello ad oggi, vuol dire Bialetti e la moka più famosa al mondo, per fare una citazione) ma anche al cinema , è “Design in cucina. Oggetti, riti, luoghi”, atlante illustrato firmato da Valentina Auricchio, a cura di Alberto Capatti e Aldo Colonetti, nato da una coedizione tra Ottagono e Giunti Editore.
Un volume (2010, 224 pagine a colori, 39 euro; info: www.giunti.it) che traccia, per immagini e riflessioni, l’evoluzione del design finalizzato alla preparazione, conservazione e consumo del cibo, e offre al lettore l’originalità di un triplice sguardo, quello dell’autrice e dei suoi co-autori, diversi e complementari tra loro per specifiche esperienze. La cultura enciclopedica di Alberto Capatti sui ricettari storici, da Artusi a Brillat-Savarin e la conoscenza, anche storico-geografica, di Aldo Colonetti sul design italiano, si incontrano con la visione prospettica di Valentina Auricchio, avvantaggiata del monitoraggio costante sui trend che ricava dal suo lavoro con le Scuole internazionali di design.
In particolare, il progetto rinuncia alla tentazione dell’opera omnia in favore di innovative chiavi di lettura: “dove”, “quali e per cosa” e “come”, ordine rispettato anche nell’organizzazione dei contenuti del libro. Il volume indaga infatti inizialmente i luoghi, pubblici e privati, dove si consuma il rito del cibo, ivi compreso il corpo che - quando si nutre all’aperto - diventa luogo esso stesso. Segue il poderoso atlante degli oggetti, declinato secondo le funzioni che questi espletano sul cibo: coltivare, amalgamare, cuocere, servire, mangiare, conservare. “In questa sezione risulta evidente, con scarti decennali, l’evoluzione delle motivazioni dei designer - spiega Valentina Auricchio - alla funzionalità degli anni ’30 e ’40 segue l’esplosione di idee degli anni del boom, fino agli anni ’70-’80, dove l’attenzione si sposta sull’estetica ed il colore. Gli anni ’90 sono quelli del simbolismo, gli oggetti creano per la prima volta una conversazione attorno a loro. Fino al tempo della condivisione: il centro della casa è la cucina, pentole e utensili vengono disegnati per essere portati in tavola. L’attuale decennio è quello della contaminazione tra generi, forme e culture; è la cultura degli esperti a farsi largo: gli oggetti si professionalizzano, i grandi designer che anni prima non avrebbero disegnato una pentola, ora esperti di cibo e vino, si mettono essi stessi ai fornelli”.
L’ultima sezione del libro è dedicata alla modalità di consumo, raccontata attraverso un’analisi dei media, dal cinema alla pubblicità, qui gli oggetti sono raccontati secondo la loro capacità di essere rappresentativi e riconoscibili. Messaggi e scene cult, insieme agli oggetti, ancora oggi.

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