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“È LA SCARSA MANUTENZIONE DEL TERRITORIO A CREARE IN ITALIA 68 ALLUVIONI E 138 FRANE ALL’ANNO. L’AGRICOLTURA DOVRÀ INVESTIRE NELL’OTTIMIZZAZIONE DELLE RISORSE IDRICHE PRODUCENDO DI PIÙ, UTILIZZANDO MENO”. COSÌ IL PRESIDENTE DI CONFAGRICOLTURA GUIDI

“In Italia ci sono 68 alluvioni e 138 frane all’anno. Si passa da un eccesso all’altro, con un sommarsi di emergenze e di danni per le imprese: dalla siccità e desertificazione, alle alluvioni ed al dissesto idrogeologico, passando per i problemi agronomici da cuneo salino (con l’acqua salata del mare che risale in quei fiumi che sono in secca e la cui portata idrica è esigua). Tutto ciò è sì dovuto ai cambiamenti climatici, ma anche alla scarsa manutenzione del territorio e delle foreste nelle aree collinari e montane, ai pochi fondi disponibili per gli Enti gestori, alla pianificazione territoriale non corretta e all’eccessiva cementificazione”. Lo sottolineato il presidente di Confagricoltura Mario Guidi nela tavola rotonda su “Siccità ed alluvioni, troppe emergenze senza risposta”, che si è svolta nell’ambito dell’incontro organizzato oggi su “Acqua e agricoltura”.

“La sfida dell’acqua non investe solo il Terzo mondo ma anche l’Europa. La carenza idrica è un fenomeno preoccupante che riguarda almeno l’11% della popolazione europea ed il 15% del territorio dell’UE. Anche a seguito dei cambiamenti climatici, pure le nazioni più avanzate e l’Italia dovranno investire nell’ottimizzazione dell’uso delle risorse idriche. Per l’agricoltura significa produrre di più, utilizzando meno acqua. Per il Paese significa investire nel futuro, in qualcosa che migliora la vita di tutti. Molti, quando si parla del bene acqua, mettono sul banco degli imputati l’agricoltura per la quale la risorsa idrica è uno strumento di produzione - ha rimarcato il presidente Guidi - ci tengo a sottolineare con forza che il mio settore non spreca l’acqua, ma la usa per ottenere cibo, il bene primario assoluto. Comunque l’acqua impiegata nell’uso irriguo non fuoriesce dal ciclo idrologico naturale e, se non fosse prelevata per l’irrigazione, in alcuni periodi dell’anno finirebbe non utilizzata in mare”.

“È giunto il momento di investire in prevenzione - ha concluso Mario Guidi - almeno il 10% della superficie italiana, cioè circa 30.000 chilometri quadrati, è esposto ad alto rischio di dissesto idrogeologico; il fatto importante è che questa percentuale è concentrata nell’89% dei Comuni, quindi il rischio è diffuso sul territorio, con particolare evidenza nelle aree urbanizzate. Negli ultimi 80 anni ci sono state circa 5.400 alluvioni e 11.000 frane; per tamponare i danni lo Stato spende oltre 2 miliardi l’anno, ai quali va aggiunto un altro miliardo e mezzo complessivo per gli interventi minori”.

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