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METTI INSIEME IL KNOW HOW FRANCESE NELLA GDO MONDIALE, E L’APPEAL DELL’AGROALIMENTARE MADE IN ITALY. E IL SUCCESSO È ASSICURATO. O ALMENO COSÌ PARE, VISTO LO SPRINT DI VENDITE CON CUI È PARTITO IN CINA IL PROGETTO “I SAPORI DELLE REGIONI” DI AUCHAN

Metti insieme il know how francese nella grande distribuzione mondiale e la qualità e l’appeal dell’agroalimentare made in Italy, e il successo, a quanto pare, è assicurato. Almeno così pare, visto lo sprint di vendite con cui è partito in Cina il progetto “I sapori delle Regioni” lanciato da Auchan nel grande mercato Asiatico, e dedicato ai prodotti tipici italiani, con il patrocino del Ministero delle Politiche Agricole. Nei primi 15 giorni, l’ufficio export di Auchan Italia ha registrato una vendita del 60% di prodotti delle piccole e medie imprese italiane dell’agro-alimentare che hanno partecipato. Tra i prodotti top, la pasta e la passata di pomodoro, il cioccolato ed il vino, con le tre grandi regioni Piemonte, Veneto e Toscana che, con Barbera, Bardolino e Chianti, che segnano il 50% delle vendite del comparto enologico, con un outsider di rilievo rappresentato dal Montepulciano d’Abruzzo particolarmente gradito al pubblico cinese.
“Il progetto pilota con Auchan conferma l’enorme potenziale del nostro prodotto alimentare in Cina e la necessità di potenziare la cooperazione con la grande distribuzione”, ha commentato il presidente dell’Agenzia Ice Riccardo Monti, che ha sostenuto la missione in Cina. “in assenza di altri grandi retailer e di piattaforme distributive e logistiche, il sistema Italia - aggiunge Monti - può giovarsi delle reti e delle piattaforme esistenti assicurando la presenza all’estero dei nostri prodotti in quantità e qualità adeguate e a prezzi ragionevoli”.
“La nostra ricetta per battere la crisi - ha detto Fabio Sordi, direttore offerta-acquisti e export di Auchan Italia - è far crescere il mercato dell’export che, nel 2012, ha registrato 4 milioni di euro sull’alimentare, e 2 milioni di euro sui vini, creando così nuove opportunità per le piccole e medie imprese che oggi rappresentano su tutto il mercato italiano il 30% dei nostri fornitori alimentari”.

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