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LA TORTA FATTA IN CASA È ABBONDANTE? LE CONSERVE DI POMODORO DELLA NONNA SONO TROPPE? ARRIVA IL “FOOD SHARING”, L’IDEA CHE SOSTITUISCE LA CULTURA DEL CONSUMO CON QUELLO DI CONDIVIDERE, SCAMBIARE E SOCIALIZZARE. UNA RISPOSTA “SOCIALE” ALLA CRISI

La torta fatta in casa è abbondante? Le conserve di pomodoro della nonna sono troppe? Niente paura e, soprattutto, non buttate via niente, meglio affidarsi al “food sharing”, l’idea che sostituisce e ribalta la cultura del consumo con quella della condivisione, dello scambio e della socializzazione. L’importante è il marketing: non bisogna evocare penuria e risparmio forzato, bensì allegria, divertimento, esperienze comunitarie. Tutto si può riciclare, tutto si può rivendere. Meglio: condividere con altri. Non solo per sbarazzarsene. La “Share Economy”, l’economia della condivisione fin dalla sua concezione, non nasce come un gesto individuale. “Mercati di nicchia per tutte quelle cose o servizi che diventano economici se ci mettiamo insieme per usarli”, così la definisce il Wall Street Journal.

Non ci sono frontiere nella “Share economy”, la fantasia esplora soluzioni sempre più originali e risolve per una quota della popolazione il problema del potere d’acquisto. I giovani, soprattutto, hanno risorse così limitate che la condivisione diventa una risposta alle loro croniche ristrettezze di bilancio. E così si possono trovare siti come “Il Pranzo di Babette” dove si può riempire casa di sconosciuti e far pagare a ciascuno una quota della spesa alimentare. Se si è tanti a tavola, il costo della singola porzione scende. Le regole le imponete voi.

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