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NIENTE PIÙ PUNCH BARBIERI FRA LE FILA DI CAMPARI: IL COLOSSO DEL BEVERAGE LO CEDE A DISTILLERIA MOCCIA PER 4,45 MILIONI DI EURO. DOPO 10 ANNI FINISCE IL SODALIZIO E IL GRUPPO PASSA LA MANO ALL’AZIENDA DELLO ZABOV PER CONCENTRARSI SUI MARCHI CORE

Campari cede il Punch Barbieri a Distillerie Moccia di Ferrara per 4,45 milioni di euro. Dopo lo shopping per il gruppo di Sesto San Giovanni è l’ora di concentrarsi sui marchi core. E fra questi non è incluso il liquore a media gradazione nei gusti rum, mandarino e arancio, apprezzato soprattutto in Italia, che Campari ha tenuto in casa per 10 anni. Da quando cioè il Punch Barbieri è finito sugli scaffali del colosso del beverage con l’acquisizione nel 2003 del portafoglio di Barbero 1891, che includeva, tra gli altri, Aperol, Aperol Soda, Asti Mondoro e i vini fermi Enrico Serafino. Tutti brand, rimasti in mano al gruppo. Non è successo altrettanto col Punch, che troverà nuova dimora fra le mura dell’azienda del liquore allo zabaione, Zabov.
Il passaggio di mano, che verrà concluso il 1 marzo, viene descritto come “di ampia soddisfazione” sia per il venditore che per il compratore: consente al gruppo Campari di focalizzarsi maggiormente su marchi prioritari nel proprio portafoglio e a Moccia di portare avanti un progetto di ampliamento attraverso l’acquisto di marchi leader a livello locale da affiancare a Zabov, liquore all’uovo, di cui è proprietaria dal 1946. La società ferrarese, ancora a conduzione familiare, accanto alle bottiglie a base di zabaione produce oltre 20 tipologie diverse di liquori tra i quali Amaretto, Sambuca, Limoncello, Punch. È presente in molti paesi europei ed è impegnata con investimenti in paesi extraeuropei come Brasile, Argentina e Stati Uniti.
Ben altri sono i numeri di Campari, presente in oltre 190 Paesi del mondo, con posizioni di primo piano in Europa e nelle Americhe, e sesto per importanza nell’industria degli alcolici di marca. Il portafoglio conta oltre 50 marchi e si estende dal core business degli spirit al vino e a soft drink. In Borsa l’impatto della cessione, limitata anche per valore, è stato scarso e il marchio Campari non ne ha beneficiato, concludendo la seduta in calo dell’1,89% a 5,7 euro. Diversa era stata l’accoglienza lo scorso settembre all’annuncio del rafforzamento nel mercato nordamericano del rum con l’acquisto della giamaicana Lascelles de Mercado. L’operazione, del valore di 330 milioni di euro compresa l’Opa conclusa a dicembre alla borsa di Kingston, secondo l’ad di Campari, Bob Kunze-Concewitz, poteva “sin dal primo anno ad accrescere l’utile netto del gruppo”. Per vedere intanto quali saranno i risultati del 2012 l’appuntamento è col cda il 7 marzo.
Fonte: Ansa

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