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UNO SU 2 PREFERIREBBE GESTIRE UN AGRITURISMO PIUTTOSTO CHE FARE L’IMPIEGATO IN BANCA E 7 SU 10 CHE SONO GIÀ AGRICOLTORI GESTISCONO UN’AZIENDA DI FAMIGLIA: ECCO L’IDENTIKIT DEI GIOVANI AGRICOLTORI E ASPIRANTI TALI TRACCIATO DA COLDIRETTI E CONFAGRI

Uno su 2 (tra i 18 ed i 34 anni) preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca, il 71% di chi invece è già agricoltore è titolare d’azienda a tutti gli effetti e il 93% gestisce un’azienda di famiglia, con una dimensione media di 113 ettari: ecco l’identikit dei giovani agricoltori, ed aspiranti tali, tracciato da Coldiretti e Confagri.
Scendendo nel dettaglio, gli imprenditori dell’Anga - Associazione Nazionale Giovani Agricoltori di Confagricoltura certificano le proprie produzioni (entro il 50%) prestando attenzione alle problematiche ambientali, coltivando bio (50%) o utilizzando le denominazioni di origine (50%). Utilizzano quasi sempre mezzi informatici per la gestione dell’azienda (89%), però non aderiscono ancora a strumenti innovativi come le reti di impresa (solo il 12% lo fa). La percentuale di partecipazione a reti strutturate di impresa è comunque inferiore rispetto alla percentuale delle aziende di Confagricoltura (18,2% - indagine Censis Confagricoltura marzo 2012). Come dire che in agricoltura c’è ancora un gap generazionale significativo nella collaborazione partecipativa del “fare impresa”. Dei giovani imprenditori Anga solo il 35% è aggregato in Organizzazioni di produttori, ma di contro ben il 40% utilizza la cooperativa come canale commerciale, il 23% l’industria e il 26% la vendita diretta. Tutto sommato limitato (4%) il ricorso alla vendita on-line. Il 51% ritiene comunque insoddisfacente il collocamento del prodotto. Il 60% degli intervistati ha beneficiato dei fondi strutturali dei programmi di sviluppo rurale, soprattutto (quasi il 90%) tramite le misure per il primo insediamento, agro ambientali e per l’ammodernamento dell’azienda agricola; misure servite in sei casi su dieci ad introdurre innovazione di prodotto o di processo. Ben il 90% dei giovani imprenditori di Confagricoltura ha introdotto innovazione all’interno della propria azienda. Peccato che di questi solo la metà abbia potuto beneficiare di incentivi di politiche nazionali e comunitarie.
I motivi per cui si i giovani scelgono di evadere dalla città per andare in campagna, secondo la Coldiretti, sono indicati nel fatto che per il 50% così si fa una vita più sana, per il 18% ci si sente più liberi e autonomi e per il 17% per il piacere di vivere in campagna, mentre solo il 7% ritiene che si guadagni di più. Una inversione di tendenza che si riscontra anche a livello scolastico con l’aumento record del 26% nelle iscrizioni all’Università nei corsi di laurea in scienze agroalimentari, in netta controtendenza rispetto all’andamento generale nell’ultimo decennio.
E uno studio Coldiretti/Swg dimostra che la metà dei giovani tra i 18 ed i 34 anni preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (23%) o anche lavorare in una multinazionale (19%) mentre in generale quasi un italiano adulto su tre (28%) lascerebbe il proprio lavoro per fare il contadino. I motivi di tale scelta sono indicati nel fatto che per il 50% così si fa una vita più sana, per il 18% ci si sente più liberi e autonomi e per il 17% per il piacere di vivere in campagna, mentre solo il 7% ritiene che si guadagni di più. Una inversione di tendenza che, conclude la Coldiretti, si riscontra anche a livello scolastico con l’aumento record del 26% nelle iscrizioni all’Università nei corsi di laurea in scienze agroalimentari, in netta controtendenza rispetto all’andamento generale nell’ultimo decennio.

Focus - Le imprese agricole italiane under 35
Sono 57.673 le imprese agricole under 35 in Italia, secondo i dati Unioncamere, il 7% del totale delle imprese agricole iscritte al registro delle imprese delle Cciaa (823.542) e il 9% circa delle imprese giovani complessive. Un numero comunque rilevante visto che solo le categorie delle imprese giovani di “costruzioni” e del “commercio all’ingrosso e al dettaglio” possono vantare un numero superiore di operatori (rispettivamente 123.000 e 183.000 circa). Nel corso degli ultimi anni, secondo i dati Eurostat, le imprese agricole giovani in Italia sono diminuite in valore assoluto: da 145.000 nel 1990 a 115.000 nel 2000 sino ai poco meno di 52.000 nel 2007 (dato comunque non paragonabile a quello di Unioncamere). Un calo complessivo del 64%; comunque superiore alla flessione del numero complessivo di aziende agricole (meno 37%) nello stesso periodo. Come sopra accennato, le imprese agricole rappresentano il 9% (esattamente l’8,8%) di tutte le imprese condotte da giovani (658.033) nei vari settori. Un dato comunque peggiore rispetto all’incidenza (13,5%) delle imprese agricole rispetto al totale delle imprese di tutti i settori (6,1 milioni). In Italia i giovani che si dedicano all’agricoltura sono soprattutto nel meridione e nelle isole, in particolare in Calabria, Sicilia e Sardegna, dove si trovano il 56% delle aziende agricole giovani nazionali, pari a quasi il 9% delle imprese complessive (la media nazionale è del 7%).

Focus - Cosa chiedono i giovani agricoltori al Governo che verrà
Il giorno fatidico delle elezioni per eleggere il Governo si avvicina e la “battaglia elettorale” si espande a tutti i livelli, fino ad entrare nel mondo “green” dell’agricoltura: dal Piano Nazionale per fermare l’abbandono delle campagne di Vendola alla gestione integrata delle risorse idriche e lo stop alla cementificazione di Monti, fino all’agricoltura candidata fra i settori dell’innovazione e della specializzazione competitiva del sistema Paese per Bersani ed osservata speciale, a partire dal rispetto della legalità, per Ingroia. Ma i giovani agricoltori cosa chiedono al Governo che verrà? I giovani imprenditori dell’Anga di Confagricoltura hanno indicato come priorità la riforma fiscale e contributiva e il riassetto delle istituzioni nazionali (rispettivamente il 26% ed il 23%), seguono misure per favorire l’occupazione (14%), la promozione di formazione e ricerca (11%) e la riforma del sistema elettorale (10%). Per quanto riguarda, invece, i provvedimenti di politica agricola richiesti, su tutti spicca l’esigenza di maggior facilità di accesso al credito (25%), sono evidenti le difficoltà nel reperire capitali di esercizio e di investimento per la propria attività dopo il credit crunch. Subito dopo sono stati indicati il finanziamento per acquisire mezzi di produzione innovativi (22%) e per acquistare terreni agricoli (20%). Quest’ultima esigenza al pari della richiesta di un nuovo regime fiscale per creare nuove reti di impresa (20%).
Per l’Agia, l’Associazione dei giovani imprenditori della Cia le priorità sono, in ordine: terra, credito, agevolazioni fiscali e tutela ambientale. “Per costruire l’Italia nuova - dicono i giovani di Agia-Cia - prima fra tutte è la necessità di individuare una strategia per il settore agroalimentare italiano che consenta di realizzare un modello produttivo evoluto e sostenibile”. Tra le richieste spicca anche l’istituzione della “Banca della terra”, un archivio pubblico gestito dall’Ismea che raccolga i terreni demaniali da destinare in modo agevolato ai giovani agricoltori e l’approvazione della legge per la “difesa del suolo e dell’agricoltura dalla cementificazione”, ma anche l’istituzione di un Tavolo di credito tra Abi e associazioni di giovani imprenditori per lavorare all’istituzione di un Fondo europeo per la garanzia al credito per i giovani.

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