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POLITICA AGRICOLA COMUNITARIA, IL 7-8 FEBBRAIO APPUNTAMENTO A BRUXELLES PER IL NEGOZIATO SUL BILANCIO UE. DE CASTRO: “D’ACCORDO CON HOLLAND, LA PAC È CRESCITA”. CI SARANNO ANCHE MONTI ED IL MINISTRO CATANIA: “ITALIA PRONTA A METTERE IL VETO”

Non Solo Vino
Paolo De Castro

Quello sul bilancio dell’Unione Europea, e quindi sulla Politica Agricola Comune che ne è la prima voce, come ormai è noto, non sarà un negoziato facile. Ma che la Pac sia uno degli strumenti più importanti per far ripartire economia ed occupazione nell’Ue, ne sono convinti in tanti. “Mi sento di condividere con forza quanto ha detto oggi il presidente francese Francois Hollande all’Assemblea del Parlamento europeo: ossia, sostenere la Pac significa sostenere la crescita”, ha detto l’italiano Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, secondo cui “non bisogna dimenticare che il settore alimentare rappresenta, oggi in Europa, una delle poche speranze di crescita e di occupazione. La Pac - aggiunge De Castro - non è una politica vecchia, basta vedere le opportunità di sviluppo che crea, come sta dimostrando l’agroalimentare in Italia e in Europa. I capi di stato e di governo devono prendere seriamente in considerazione il Parlamento europeo. E qualora raggiungessero un accordo sul bilancio 2013-2020 al vertice Ue del 7 e 8 febbraio, quell’intesa non potrà essere considerata esaustiva senza il via libera del Parlamento Uè’.
A Bruxelles, in quei giorni, a difendere le ragioni dell’Italia ci saranno il Premier Mario Monti ed il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania. Che promette la linea dura, se sarà necessario: "l’Italia non esclude di mettere il veto", ha detto Catania, che ha anche criticato l’operato dell’Italia nell’ultimo negoziato di 7 anni fa: “è stato fatto un negoziato pessimo, lesivo degli interessi nazionali come dimostra il fatto che l’Italia nel 2011 è stato il primo contribuente netto con quasi 6 miliardi di sconto tra dare e avere. è difficile fare un pronostico di come andrà questo negoziato, c’è ancora una forte spinta a un taglio di 30 miliardi. Noi diciamo che non ricada su agricoltura e coesione”.

La partita sul bilancio, che al momento vede i 27 Paesi Ue schierati a difesa degli interessi nazionali, rischia di far saltare proprio quelle voci di spesa su cui la Ue insiste da mesi, cioè crescita, occupazione e sviluppo. Secondo quanto si apprende da fonti vicine al dossier, i Paesi non vogliono tagli nelle “buste nazionali”, cioè soprattutto i fondi destinati ad agricoltura e fondi di coesione, che rappresentano l’80% del bilancio. Il restante 20%, dove quindi si gioca la partita dei tagli, comprende i fondi destinati alle emergenze e alle attività esterne, a giustizia e immigrazione, e amministrazione.

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