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SE LA CRISI PICCHIA DURO A TAVOLA IL BEBÈ DIVENTA SEMPRE PIÙ UN “PICCOLO ADULTO” E NEL SUO PIATTO CI FINISCONO I CIBI DA GRANDI. SI TAGLIA IL “BABY FOOD”: NEL 2012 ACQUISTI A -4,3%. I PEDIATRI D’ITALIA LANCIANO L’ALLARME E CONSIGLIANO LA PAPPA SICURA

Se la crisi picchia duro a tavola il bebè diventa sempre più un “piccolo adulto” e nel suo piatto ci finiscono i cibi da grandi anche prima dei 3 anni, con mamme e papà costretti a risparmiare sugli acquisti per i propri piccoli, a partire dai prodotti alimentari specifici per l’infanzia: nel 2012 si è, infatti, registrato un calo del 4,3% nell’acquisto di “baby food”. A lanciare l’allarme sono i pediatri, riuniti a Bologna per il Congresso nazionale della Società italiana di pediatria, che dicono no al taglio del “baby food” e sì alla pappa sicura.
Le strategie anticrisi delle mamme italiane, indotte, bilancio familiare alla mano, a risparmiare sugli acquisti per bebè, e non di rado a scegliere anche per loro prodotti per adulti, mettono in primo piano il tema della sicurezza alimentare, avvertono gli esperti che consigliano, fra le altre cose, l’uso di prodotti per la prima infanzia raccomandando di non considerare il bambino come “un piccolo adulto”. Questo perché la legislazione per gli alimenti destinati alla prima infanzia offre più garanzie contro l’esposizione di un organismo ancora immaturo a sostanze nocive: è, infatti, molto più restrittiva, in termini di sicurezza delle materie prime, rispetto a quella generale. “Senza demonizzare il fresco - spiega Andrea Vania, responsabile del Centro di dietologia e nutrizione pediatrica dell’Università della Sapienza di Roma - almeno fino a un anno è consigliabile evitarlo, e sino a due è preferibile. Se sceglie il fresco, in linea di massima, il biologico dà più garanzie”.
Il problema è che, come rileva il primo Rapporto sui comportamenti d’acquisto nella maternità realizzato da Marketing Management, nel 2012 per la volta dal dopoguerra gli acquisti per i bimbi da 0 a 36 mesi (comparto alimentare e igiene) hanno registrato una flessione del 4,3%, pari a 89,3 milioni di euro. I tagli hanno investito soprattutto il comparto alimentare con gli scaffali “baby” via via meno affollati. La sostituzione con prodotti “adult” ha consentito di risparmiare 6,5 milioni. È il latte artificiale (“formulato”) il prodotto che ha registrato il maggiore calo di acquisto (23,7 milioni di euro in meno nel 2012 sul 2011) sostituito con latte materno e con quello Uht (a lunga conservazione).

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