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PER SELEZIONARE LE RAZZE DI API PIÙ RESISTENTI E PIÙ ADATTE AL TERRITORIO ARRIVA L’ARNIA INFORMATIZZATA, MESSA A PUNTO DALLA FONDAZIONE EDMUND MACH: FORNIRÀ DATI SULLA PRODUTTIVITÀ E DARÀ RISPOSTE SUGLI EFFETTI NEGATIVI DEGLI AGROFARMACI

Per selezionare le razze di api più resistenti e più adatte al territorio, adesso, arriva l’arnia informatizzata, messa a punto dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, impegnata da alcuni anni, sia sul fronte della sperimentazione (Centro trasferimento tecnologico) che della ricerca (Centro ricerca e innovazione), verso l’apicoltura e il mondo delle api. “Un campo di ricerca rilevante - racconta Paolo Fontana della Fondazione Edmund Mach al Corriere della Sera -, è la verifica dell’adattamento all’ambiente montano di alcune linee o razze di api, cercando di ricostituire un patrimonio di api ben adattate all’ambiente e quindi più idonee a svolgere a pieno sia il ruolo produttivo che ambientale. L’arnia informatizzata, in fase di sviluppo, è in grado di restituire dati precisi sulle caratteristiche bio-etologiche delle diverse razze”.
L’arnia ha diversi sensori, che, come spiega il Corriere della Sera, forniscono dati sulla produttività e sullo sviluppo della colonia, sulle condizioni ambientali (temperature esterne) e sull’attività della colonia di api (conta-api in entrata e uscita). Studiare il numero di api in entrata e in uscita nei vari orari e avere un bilancio giornaliero, infatti, è fondamentale per studiare l’effetto di alcuni insetticidi che non provocano la morte delle api, ma il loro disorientamento: se ci sono molte api che non ritornano all’alveare, per esempio. Anche gli orari e le temperature di volo sono molto utili, per esempio per selezionare ceppi di api adattati alle diverse temperature ambientali e a condizioni di clima variabile. In questi anni gli impegni maggiori della Fem sono stati profusi per trovare o affinare strategie per il controllo dell’acaro Varroa ma anche per ridurre gli effetti tossicologici dell’uso di alcuni agrofarmaci.
L’ape, inoltre, riveste un ruolo di organismo bioindicatore, perché avendo un raggio di azione molto esteso (fino a 5 km) concentra nella sua colonia prodotti diversi, come nettare, polline, propoli e acqua, effettuando un monitoraggio ambientale efficace e capillare. Uno stato di malessere delle colonie di ape mellifera può far supporre qualche problematica ambientale: “uno degli scopi della ricerca è capire se fattori ambientali esterni come agrofarmaci o inquinanti influiscono sulla percezione sensoriale delle api tale da disorientarle nel riconoscimento del alveare”, spiega Gianfranco Anfora, del Centro ricerca e innovazione. “Per fare questi studi si utilizzano strumenti particolari. Le antenne, a esempio, vengono analizzate tramite microscopio elettronico a scansione e se ne registrano le risposte elettrofisiologiche”. E proprio in questi giorni si sta svolgendo una sperimentazione in val di Non per verificare l’effetto di alcuni agrofarmaci su colonie di api della Fondazione Edmund Mach, dotate di conta-api elettronico e monitorate anche mediante controlli periodici, per valutare la loro popolosità, produttività e il loro stato sanitario. Ma l’utilità di un conta-api elettronico ha molte applicazioni. Dalla selezione di ceppi di api operanti a temperature più basse, alla verifica di determinate tecniche apistiche. La messa a punto di questo strumento porterà un grande vantaggio, dunque, sia alla ricerca che all’apicoltura e alla frutticoltura ma anche al monitoraggio ambientale.
Fonte: Corriere della Sera

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