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QUANDO LA QUALITA’ INCONTRA LA RELIGIONE: TRA LE NICCHIE DEL MADE IN ITALY VOLANO NELL’EXPORT I PRODOTTI HALAL (3 MILIARDI DI EURO) E KOSHER (340 MILIONI DI EURO), CHE CONQUISTANO I CONSUMATORI DEL SUD EST ASIATICO E GLI EBREI AMERICANI

Tra le numerose nicchie della produzione agroalimentare italiana, oltre al biologico, ce ne sono due che fanno segnare performance altrettanto positive, nell’incontro tra qualità e rispetto per i precetti religiosi: l’Italia ha esportato, nel 2012, 3 miliardi di euro di prodotti made in Italy con certificazione Halal (per il mondo islamico) e 340 milioni di euro di prodotti Kosher (per il mondo ebraico). Le potenzialità, però, sono ancora maggiori, e se ne parlerà, oggi, a Parma, nel convegno, organizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico, Federalimentare, FederBio e Fiere di Parma, che ha simbolicamente aperto il “Cibus Global Forum” e “Pianeta Nutrizione”.

“Questi prodotti alimentari con certificazioni religiose - spiega il direttore generale Federalimentare, Daniele Rossi - sono molto richiesti all’estero, anche perché sono percepiti come prodotti di alta qualità garantita. Metà degli ebrei americani che comprano questi nostri prodotti riferiscono di farlo proprio per la qualità garantita. Stesso discorso per i prodotti Halal, che vendiamo nel mondo arabo, in Indonesia, Malesia, ed in diversi altri Paesi asiatici ed europei dove sono molto richiesti sia perché made in Italy, sia perché di qualità garantita, oltre che per motivi religiosi”.

La certificazione Halal e Kosher può, dunque, divenire una potente leva di marketing nell’export, come ha spiegato Elena Toselli del Ministero dello Sviluppo Economico: “non avere la certificazione Halal rappresenterà sempre più un ostacolo all’export in diverse aree del pianeta, come il Sud Est asiatico, tenendo anche conto che tra 15 anni la popolazione islamica raggiungerà i 2 miliardi di persone”. E’ necessario, dunque, che le aziende italiane si avvicinino a tali certificazioni, senza dubbio non semplici, per aprire nuovi orizzonti all’export italiano.

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