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PAESE CHE VAI, USANZA CHE TROVI. ANCHE AL TAVOLO DEL RISTORANTE, DOVE NON SI SA MAI COME COMPORTARSI CON LA MANCIA. A DISEGNARE LA MAPPA DEGLI USI E COSTUMI NEL MONDO, CI HA PENSATO UNA RICERCA FIPE-CONFCOMMERCIO

Paese che vai, usanza che trovi. Anche al tavolo del ristorante, dove l’imbarazzo, al momento del conto, sarà venuto a tutti almeno una volta, non sapendo come comportarsi, perché, se in Italia è buona abitudine lasciare la mancia al cameriere, in altri Paesi del mondo è una cortesia regolamentata in maniera diversa, e in altri ancora addirittura la mancia è considerata un gesto offensivo. A disegnare la mappa delle mance, ci ha pensato la Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia, con la collaborazione di Adapt e Hotrec Hospitality Europe, con una ricerca che ha presentato l’altro ieri, a Milano, a “Tuttofood” 2013 (www.tuttofood.it).
Che a spingere verso questo atto sia il piacere di ricompensare il personale o, viceversa, il timore di offenderlo nel non lasciare nulla sulla tovaglia, sta di fatto che le mance esistono in moltissimi Paesi anche se si registrano usanze e modalità differenti. Tanto è vero che paragrafando un noto proverbio si potrebbe dire “Paese che vai, mancia che lasci”. Il concetto di mancia, almeno nei paesi dell’Unione europea, si esplica in ben quattro accezioni diverse: c’è chi le considera servizio obbligatorio, chi mance gratuite, chi costo del servizio e chi le considera “tronco”.
Quest’ultimo sta ad indicare un sistema particolare di distribuzione delle mance per cui vengono accumulate da tutti i dipendenti, creando una sorta di fondo comune centrale e poi ridistribuite in base a precise regole stabilite a monte. Si scopre così che per quanto riguarda il primo parametro (cioè la prassi da parte dei clienti), le nazioni più deregolamentate sono la Germania e la Svezia, mentre la Francia ha addirittura un importo preciso che è compreso in una forchetta fra 15 centesimi e 2,30 euro. In Spagna vige il principio della percentuale sul conto finale proprio come negli Stati Uniti, paese in cui tale percentuale deve essere almeno pari al 15%. Più variegata è invece la situazione nel Regno Unito dove esiste un confine molto labile fra mancia e costo del servizio e spesso l’una si configura dove non è presente l’altro. Infine, attenzione quando si viaggia in Polonia, dove, pur non essendo obbligatoria la mancia, si rischia di passare per grandi maleducati nel caso in cui non la si lasci: l’esatto contrario di quanto può accadere in Giappone dove l’alto grado di maleducazione è determinato proprio dal lasciare la mancia. Nel paese del Sol levante, offrire un buon servizio al cliente è considerato dai camerieri un dovere, tanto che per una questione di onore non si aspettano di ricevere riconoscimenti economici aggiuntivi. E quando mai l’incauto e “ignorante” cliente incappi nell’incidente della mancia sul tavolo, questa è raccolta direttamente dal cameriere.
Storicamente, il primordio della mancia sarebbe collocato addirittura nel periodo dell’epoca romana; un’altra scuola di pensiero invece fa risalire l’origine di questo fenomeno al tardo Medioevo e un’altra ancora la colloca più precisamente nell’Inghilterra del 1500. E se sulle loro origini esistono versioni differenti, le mance sono accumunate dalla stessa motivazione: un’elargizione per il servizio ricevuto.

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