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DOPO 15 ANNI D’ATTESA, DA OGGI VIA LIBERA AD EXPORT IN USA DEI SALUMI A BASSA STAGIONATURA. DA SUPERAMENTO DEL BLOCCO, SI ATTENDE UN INCREMENTO DELL’EXPORT, NEGLI STATI UNITI, DEL 17% PER TUTTA LA GAMMA DEI SALUMI NAZIONALI A QUOTA 80 MILIONI DI EURO

Ci sono voluti ben 15 anni di trattative, ma finalmente il provvedimento è operativo: a partire da domani, 28 maggio, anche i salumi italiani a bassa stagionatura (ovvero al di sotto dei 14 mesi) potranno essere esportati negli Stati Uniti. Per salami, pancette, coppe e culatelli si apre quindi un’opportunità senza precedenti, visto che gli Usa rappresentano un mercato di sbocco fondamentale per il “made in Italy” agroalimentare con un incremento delle vendite dell’11% nel 2012. Lo afferma la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, commentando la decisione delle autorità americane di aprire le frontiere a un altro pezzo importante della nostra zootecnia.

Grazie anche all’importante lavoro svolto da Assica in questi anni -ricorda la Cia- l’Aphis (l’Ufficio del Dipartimento dell’Agricoltura Usa, con poteri di controllo e di tutela in materia di allevamenti) ha riconosciuto a pieno titolo l’indennità sanitaria di Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Trento e Bolzano dalla malattia vescicolare del suino e ha quindi liberalizzato la commercializzazione dei salumi a breve stagionatura, eliminando le cosiddette “barriere non tariffarie” all’entrata di questi prodotti nel Paese a stelle e strisce.

Così da oggi - sottolinea la Cia - salami e coppe si andranno ad aggiungere agli altri salumi nazionali che già sono ben radicati oltreoceano: l’export di prosciutti crudi, cotti, speck e mortadelle “made in Italy” negli Stati Uniti, infatti, “vale” oltre 68 milioni di euro l’anno a quota 5.890 tonnellate. Ora l’ampliamento della gamma dei salumi esportati in Usa, con il via libera ai prodotti a bassa stagionatura, avrà nuove importanti ricadute economiche: già nel 2014, secondo elaborazioni Assica, il fatturato legato alle vendite dei nostri salumi sul mercato americano potrebbe crescere fino a sfiorare gli 80 milioni di euro. Con un aumento percentuale superiore al 17%.

Lo stop al blocco è strategico per tutta la nostra filiera zootecnica, tanto più che arriva in un momento di forte sofferenza per le 26.197 aziende suinicole italiane, che stanno scontando - conclude la Cia - un forte calo della domanda interna (-5 per i consumi di carne di maiale). Non solo. La liberalizzazione dell’export dei salumi a bassa stagionatura è rilevante anche dal punto di vista della lotta alle frodi e all’italian sounding, visto che negli Stati Uniti il 70% dei nostri prodotti alimentari è imitato, dalla finta soppressata lucana al culatello “made in Uruguay”.

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