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SCONTRO TRA FIPE E SINDACATI PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO DEL TURISMO: “LA FIPE PONE CONDIZIONI INACCETTABILI”. E FIORE, DIRETTORE FIPE, RISPONDE: “IN 4 ANNI SCOMPARSE 32.000 IMPRESE. NON FIRMO UN CONTRATTO CHE NON PREVEDE AUMENTO DI PRODUTTIVITÀ”

Entrare in uno dei tanti bar cittadini e vedersi negare un caffè dal barista in stato di agitazione. Oppure al ristorante non poter avere un piatto di spaghetti perché il cuoco è in assemblea. Potrebbe capitare nelle prossime settimane in Italia. I sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil hanno, infatti, dichiarato lo stato di agitazione dei lavoratori negli oltre 300.000 bar, ristoranti, discoteche, mense, stabilimenti balneari associati alla Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, nell’ambito delle trattative per il rinnovo del contratto del turismo, oltre 1 milione di addetti di cui 700.000 nelle imprese Fipe: “La Fipe pone condizioni inaccettabili”. E il direttore della Fipe, Marcello Fiore, risponde: “negli ultimi 4 anni sono scomparse dal mercato 32.000 imprese del settore, non firmo un contratto che non preveda un aumento di produttività e più flessibilità”. Tutto questo mentre sta partendo la stagione estiva, con previsioni tutt’altro che rosee per gli operatori.

“Nessun disagio - sottolinea Fiore - per clienti e turisti. Negli ultimi 4 anni sono scomparse dal mercato 32.000 imprese del settore, nei primi tre mesi 2013 hanno chiuso altre 4.000 attività. Con numeri così non firmo un contratto che non preveda un aumento di produttività e più flessibilità”, spiega Fiore replicando alle critiche dei sindacati che accusano la federazione aderente a Confcommercio di “voler strumentalizzare la crisi paralizzando la trattativa” che prosegue invece con le altre parti datoriali.

“La Fipe pone condizioni inaccettabili, come l’abolizione della quattordicesima mensilità, gli scatti di anzianità e peggioramenti delle tutele sulla malattia. Vogliono scaricare la crisi sui lavoratori” - dicono Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil che hanno respinto in toto le proposte e dichiarato lo stato di agitazione, con assemblee e mobilitazioni dei lavoratori.

“In 30 anni non avevo mai visto una crisi così - prosegue Fiore - serve responsabilità da parte dei sindacati che non hanno voluto approfondire le nostre richieste, speriamo in una pausa di riflessione. Ma la protesta non ci preoccupa, nel primo trimestre hanno perso il lavoro 8.000 persone nel settore oltre agli imprenditori a spasso. Siamo in un momento - spiega Fiore - in cui i lavoratori non posso permettersi di fare sciopero, non condividono le istanze dei sindacati. Le altre parti datoriali proseguono il negoziato? Si vede che non hanno i nostri problemi”. La Fipe cita il caso del recente sciopero indetto dai sindacati dei lavoratori della ristorazione collettiva di Angem (Associazione datoriale che rappresenta le maggiori aziende del settore) sempre sul contratto di lavoro: “un’adesione di appena il 13% e nessun disagio per gli utenti. Stiamo solo cercando di evitare altre chiusure a fronte di una crisi aggravata dall’aumento dei costi e dal peso delle tasse. Con l’introduzione delle nuove regole dell’art.62 nei contratti commerciali alla fine del 2012, chiusure e fallimenti sono aumentati, io credo - conclude Fiore - che non sia casuale”.

Fonte:
Ansa - Autore:
Paola Barbetti

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