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CON L’ESTATE TORNA LA POLEMICA SULLA GESTIONE DELLA “MOVIDA” NEL BELPAESE, CHE DA OPPORTUNITÀ RISCHIA DI DIVENTARE UN PROBLEMA. A WINENEWS LINO STOPPANI, PRESIDENTE FIPE, CHE IL 20 GIUGNO PRESENTERÀ A MILANO LE SOLUZIONI DELLA RICERCA DEL CENSIS

Come ogni estate, si ripropone la polemica sulla gestione della “movida” nelle città del Belpaese, con l’annoso problema di una convivenza equilibrata tra pubblici esercizi e residenti nelle zone più “calde”. Gli aspetti di cui tener conto, come spiega a WineNews Lino Stoppani, presidente Fipe - federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia, sono molti, “a partire dalle responsabilità dirette dei pubblici esercizi. Ma il problema nasce da lontano: fino al 1974 i punti di somministrazione di alcol n Italia erano 60.000, ed all’epoca era in vigore il testo unico di sicurezza, che disciplinava la rete del pubblico esercizio sul territorio nazionale. Successivamente, con le liberalizzazioni, c’è stata una proliferazione di locali che ha generato tutti quei problemi di cui si è occupata la ricerca che la Fipe ha commissionato al Censis, e che verrà presentata a Milano il 20 giugno”.

I primi responsabili, però, sono gli amministratori, “che in questi anni hanno governato il territorio. Bastava porre delle limitazioni al proliferare di attività dello stesso tipo, cercando di programmare l’impatto qualitativo, e quindi socio ambientale, come previsto dalla direttiva europea. Anche perché - continua Stoppani - la somministrazione di cibo ed alcolici ha bisogno di requisiti di professionalità, vanno saputi gestire, non si possono mica avvelenare le persone, c’è una responsabilità ben diversa rispetto a chi vende scarpe. Chi ha governato i territori, invece, non ha avuto la lungimiranza di saper disciplinare questo sviluppo dei pubblici esercizi, per cui adesso ci troviamo a tamponare una situazione già compromessa, perché nel momento in cui ho il diritto di aprire la mia attività poi non posso subire limitazioni eccessive al mio lavoro, che comunque esercito nel rispetto delle leggi”. Questo, però, non vuol dire fuggire dalle proprie responsabilità o non collaborare in seno ad una politica di maggiori controlli: “i locali che lavorano di notte, ad esempio, non hanno avuto alcun problema a dotarsi di un certificato che regoli e disciplini l’impatto acustico sul territorio o sul quartiere. Poi c’è da considerare l’aspetto dell’educazione del consumatore, con i suoi eccessi, ma la movida è anche, e soprattutto, altro: se ben governata, è una grande opportunità di socializzazione per i cittadini e di rivitalizzazione culturale, turistica ed economica per il centro abitato. Stare insieme è un valore,che richiama i temi della socializzazione, della qualità della vita, del turismo, della cultura, della fruizione dei centri storici in grado di generare economia e produzione di reddito”.

Anche l’educazione e la cultura del bere rivestono una certa importanza, “non solo - conclude Stoppani - per quanto riguarda i consumatori, ma anche i somministratori, che dovrebbero evitare di puntare su prodotti scadenti ed offerte che “avvelenano” la movida sana”.

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