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SOLO IERI COLDIRETTI LAMENTAVA IL CONTROLLO DELL’IMPRENDITORIA STRANIERA SU TANTE AZIENDE STORICHE DELL’ENOGASTRONOMIA DEL BELPAESE, MA PER FEDERALIMENTARE I CAPITALI ESTERI AUMENTANO L’OCCUPAZIONE E STIMOLANO LE IMPRESE ITALIANE A MIGLIORARSI

Solo ieri la Coldiretti lamentava l’arretramento dell’imprenditoria italiana, che negli anni ha perso il controllo di decine di grandi aziende simbolo dell’agroalimentare. Una situazione che, però, non preoccupa tutti, tanto che per Federalimentare “i capitali esteri non rappresentano una minaccia all’industria alimentare italiana, ma al contrario, aumentano l’occupazione e stimolano le imprese italiane a essere più performanti”. Per Filippo Ferrua Magliani, presidente dell’associazione, “l’afflusso di investimenti dall’estero in Italia e’ cruciale per dare uno stimolo innovativo alla ripresa produttiva e all’occupazione. È da metà degli anni 70 che grandi marchi internazionali hanno investito nel mercato italiano, con acquisizioni che hanno riguardato la maggioranza o consistenti pacchetti azionari di diversi marchi dell’industria alimentare italiana. Da allora - ha aggiunto - diversi marchi storici sono stati acquisiti, altri sono tornati di proprietà italiana. Ma l’ingresso di capitale straniero ha il più delle volte favorito il progredire di molte aziende che continuano ad essere vive e vitali sul nostro territorio, migliorandone fortemente la produttività o mettendo a disposizione dei prodotti italiani canali distributivi che hanno permesso al made in Italy alimentare di approdare con successo su mercati esteri”.

Secondo Federalimentare, in questi trent’anni l’occupazione è passata da 100.000 a 405.000 addetti e, sul fronte delle esportazioni, trent’anni fa l’export dell’industria alimentare italiana non arrivava ai 2 miliardi di euro l’anno, nel 2000 si sono raggiunti i 10 miliardi e nel 2012 i 25 miliardi di euro, anche grazie alle capacità espansive generate dagli investimenti esteri nel nostro Paese. A tale proposito, proprio per sostenere le esportazioni e garantire al made in Italy alimentare di confrontarsi con successo con il mercato globale, Federalimentare ha avviato ieri un tavolo tra industria alimentare e Istituzioni per promuovere e sostenere l’export del food and drink italiano. Tra le proposte, il “no” al protezionismo delle barriere non tariffarie sui mercati più strategici, la creazione di una cabina di regia tecnica per l’export finalizzata anche ad evitare la dispersione di risorse oggi esistente, la lotta alla contraffazione e all’ italian sounding, un ‘fardello’ che pesa sulle potenzialita’ del nostro export per oltre 60 miliardi di euro (6 miliardi di euro di contraffazione e 54 miliardi di italian sounding), quasi 3 volte il valore dell’export annuo.

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