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L’AGRICOLTURA ALLE PRESE CON IL CAOS SULLE TASSE: DAL 2015 STOP ALLA POSSIBILITÀ, PER LE SOCIETÀ AGRICOLE IN NOME COLLETTIVO O SRL, DI OPTARE PER LA TASSAZIONE SU BASE CATASTALE. A RISCHIO BUSINESS PLAN, INVESTIMENTI E LINEE DI CREDITO

Si dice sempre che l’agricoltura, fisiologicamente, ha bisogno di stabilità e periodi di programmazione lunghi per mettere in campo piani industriali e investimenti. E invece cambia tutto. Dal 1 gennaio 2015, le società agricole in nome collettivo, in accomandita semplice e le srl, non potranno più determinare il reddito (e quindi le tasse da pagare), su base catastale. Neanche quelle che avevano optato, legalmente, per questa formula, entro il 2012, come era specificato da una circolare dell’Agenzia delle Entrate in maggio, riportata da WineNews. Il che, tradotto, vuol dire poter vedere stravolti business plan a lungo termine, investimenti, linee di credito concesse e così via. A meno che il legislatore non intervenga con una nuova modifica. Una “scappatoia”, per così dire, c’è, ma presenta almeno due ordini di problemi. Come ha scritto “Il Sole 24 Ore” nei giorni scorsi, “il percorso per mantenere la tassazione catastale è quello di modificare il soggetto societario in società semplice o persona fisica che sono forme giuridiche saldamente ancorate al sistema di determinazione catastale del reddito”. Ma questo, da un lato, vuol dire fare tre passi indietro rispetto a quel progetto, partito nel 2007, che dava alle società agricole la possibilità di optare per la tassazione su base catastale, e quindi non sul bilancio, in modo da spingere verso l’aggregazione e la crescita dimensionale ed imprenditoriale del settore, fondamentali per la competizione sul mercati globali. E, dall’altro, come ha spiegato a WineNews Nicola Caputo, responsabile per l’assistenza fiscale di Confagricoltura, anche se una Srl, per esempio, decidesse di trasformarsi in società semplice o in impresa individuale, potrebbe comunque trovarsi a dover pagare un tributo pesante per il plusvalore sugli immobili che l’operazione comporterebbe, visto che, in sintesi brutale, si configurerebbe come cessione di immobili (ma anche di terreni) da una società ad un’altra. Un cambio di rotta più che sostanziale, dunque, e deciso, a detta di molti, con spirito punitivo e preventivo, come se ci fosse una “presunzione di evasione fiscale” delle società che avevano optato, secondo quando concesso dalla legge, per la tassazione su base catastale ...

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